G20 a Venezia, come si comporterà la città? parla Marco Agostini

Un vertice tra i potenti della terra a Venezia non si teneva dal 1987 quando cioè palazzo Ducale ha ospitato il 13° vertice del G7. Cos'è cambiato da allora nella security e in particolare di quali tecnologie dispone oggi Venezia? Ne parliamo con il comandante della polizia municipale di Venezia Marco Agostini

Maria Stella Donà ospita a La Voce della Città Metropolitana il Comandante della Polizia municipale di Venezia Marco Agostini. Da oggi in poi la tensione cresce a Venezia perché si avvicina sempre di più la data del G20, l’8 luglio. Ci si aspettava una blindatura della città, invece così non è stato: sta arrivando molta gente però ci si può muovere tranquillamente.

Marco Agostini come sta andando?

“Direi molto bene. I cittadini hanno mostrato grande senso di responsabilità nel trasporto delle barche nelle zone limitrofe all’Arsenale: su 450 barche da spostare ne sono state spostate 446”.

La città capito che era importante collaborare. La rinascita dopo il covid ci ha avvicinato alla città?

“Sì, anche perché questa è una grande occasione. Vengono 70 delegazioni dal mondo e questo è un modo per far vedere l’immagine di Venezia al G20, un’occasione rilevante. Le decisioni che verranno prese durante questo vertice hanno un aspetto positivo, ad esempio la tassa sull’informatica che supera un problema del passato. È un G20 atteso anche in chiave ambientalista”.

L’Arsenale non era la zona più sicura per farlo ma siccome è decentrata permetteva la vita alla città

“L’evento era possibile farlo al meglio all’Arsenale per gli spazi, per le dimensioni, per tutto. Chiaro che se fosse stata un’isola deserta in mezzo all’oceano sarebbe stato meglio in fatto di sicurezza”.

Quali sono i posti veramente sicuri a Venezia?

“Tutta la città è sicura. Non abbiamo grandi problemi. La preoccupazione potrebbe andare a qualche manifestazione fatta da persone che vengono da fuori città, legate al mondo antagonista. A loro non interessa tanto l’evento in sé ma la confusione per la confusione”.

Temete le manifestazioni dei no global non veneziani?

“Sì. La data è sintomatica: è il ventennale di Genova e ci possono essere coincidenze preoccupanti. Come ha detto il questore, noi non siamo preoccupati, preoccupati devono essere chi organizza le manifestazioni”.

Per entrare nella zona dell’Arsenale è tutto chiuso, i residenti devono entrare con il pass

“Sì, sono 87 persone che stanno tra il campo dell’Arsenale e il campo San Martino”.

Chi entra nella zona dell’Arsenale?

“Entrano le 300 persone delle delegazioni e tutto il personale di supporto a questo evento internazionale”.

C’è una zona interdetta anche lungo il canale della Giudecca perché?

“Allora c’è un piccolo tratto, che è tratto dal bacino di San Marco e il Redentore che viene interdetto alla navigazione di porto. E poi c’è un secondo pezzo, che diciamo va dal redentore fino al Molino Stucky. Perché deve consentire ai residenti del centro storico che vogliono girare per la laguna, di uscire tranquillamente dai canali interni ed attraversare i canale della Giudecca e poi spostarsi nel retro Giudecca. Così si può andare in quei corridoi di transito che sono stati pensati per favorire la mobilità dal porto all’interno della laguna.

Il tratto della Giudecca è vietato serve per lo spostamento delle delegazioni allora?

“No non più di tanto. Le delegazioni dovrebbero entrare in camera tra la parte ultima del Canal Grande e il bacino di San Marco”.

Invece gli agenti dove pernottano?

“Ci dovrebbero essere alcuni alberghi in centro storico e alberghi in terra ferma. Poi avremo un punto logistico per le forze dell’ordine e la centrale operativa al Tronchetto, ci organizziamo in varie maniere”.

Rispetto agli incontri internazionali del passato la security si è voluta?

“Sicuramente sì. Di eventi analoghi a questi sono stati fatti, l’ultimo nel 1986, e nel 1980. Eravamo in epoca di terrorismo esterno. Oggi abbiamo situazioni di terrorismo internazionale che però non si sono mai manifestati in questo tipo di eventi, ma in altre situazioni”.

Genova è servita da spartiacque e ad aiutare la polizia a non fare più gli errori di quel giorno

“Si, un’impostazione di tipo diverso”.

È la prima volta che viene sperimentata questa Control Room?

“Si, stiamo facendo una cosa leggermente differente. Nel senso che abbiamo fatto una centrale unificata lungo i locali della centrale operativa della Polizia locale. Noi ci siamo ristretti e ospitiamo le postazioni di tutti gli altri dedicate alla gestione dell’evento.

Questo significa non tanto connessioni tra centrali, ma materialmente aver fatto una centrale unica, perché è un obiettivo che in Italia si sta cercando da 20 anni. La centrale unica del 112 è un obiettivo di cui parliamo da 20 anni. A Venezia per la prima volta dimostriamo che si riesce a fare”.

Vi siete tutti uniti a livello proprio fisico all’interno delle Mura

“Al contrario è l’obiettivo finale del 112 non era l’interconnessione delle centrali, ma di riuscire ad avere una centrale unica”.

La cosa riguarda anche l’unificazione del numero da chiamare?

“Sì, il 112. In Italia è il numero dei Carabinieri. In Europa è il numero unico delle emergenze. In America c’è il 999”.

Per questi giorni, chi vuole chiamare le centraline può fare i numeri di sempre?

“Assolutamente sì. E poi le telefonate verranno girate alla centrale unica”.

Finito il G20 tutto tornerà come prima o è davvero l’inizio di una centrale unica?

“Per la centrale, tornerà in parte come prima perché ci stiamo attrezzando per l’interconnessione, nel senso che faremo comunque un passo in avanti. Dopo il G20 ci vedremo tra centrali. Non solo, come oggi, alziamo un cellulare e ci parliamo, ma avremo direttamente l’occasione per vederci e per connetterci senza dover alzare un telefono”.

Con questo sistema centralizzato, i no global che sbarcano a Piazzale Roma e vanno verso l’Arsenale sfuggono alle telecamere?

“È molto complicato. In occasione del G20 abbiamo potenziato le telecamere nelle zone di maggior interesse per l’evento e questo potenziamento rimarrà anche dopo. Quindi è l’occasione per potenziare i servizi e, come ormai succede da 4 o 5 anni, le telecamere di proprietà del Comune di Venezia sono già viste dalle centrali operative”.

Anche a livello di traffico acqueo è tutto sotto controllo?

“È un avanzamento il fatto che gli operatori di centrale si conoscano ed usino una stessa metodologia. Per lavorare insieme, gli operatori della locale faranno un corso insieme a poliziotti e carabinieri per avere una metodologia unificata”.

Ci sono delle squadre speciali, ad esempio quelle antiterrorismo?

“Abbiamo squadre speciali in città da circa 3 anni”.

Quindi non arrivano squadre speciali da fuori?

“Non spetta a me dire i potenziamenti. Probabilmente ce n’è anche una antiterrorismo. Però non è l’unica volta che arrivano”.

I cecchini a San Marco non sono una novità

“No, non solo i cecchini a San Marco, ma anche le squadre di intervento rapido quando ci sono la mostra del cinema, il Carnevale ecc.. Più di qualche volta abbiamo avuto in città situazioni di questo tipo”.

Quindi non ci sono squadre particolarmente nuove e specializzate per il G20 che sono state date dal Ministero dell’Interno?

“Questo non lo so”.

Avete fatto uno sforzo notevole per non blindare la città

“Bisogna avere pazienza. Qualche disagio sicuramente c’è. Il fatto che siano state soppresse le fermate dell’Arsenale, dei Bacini e della Celestia, qualche disturbo lo dà di sicuro. Però un evento di questa portata ha una rilevanza così notevole che un fine settimana con qualche limitazione è più che accettabile. Blindare la città sarebbe costato meno energie”.

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