Siro Martin e le sfide dell’artigianato del domani

Siro Martin sull'artigianato: "Se nel '64 avevamo un milione di possibilità quando sono entrati in età lavorativa, ora ne abbiamo un terzo."

Siro Martin riflette sull’artigianato moderno, presentando i rischi e le opportunità nell’era della scarsità demografica e dell’automazione

Paolo Dalla Vecchia si rivolge a Siro Martin: “Partiamo dalle sfide che attende l’artigianato del domani. Ci sono due criticità che ricorrono: il problema del ricambio generazionale e la difficoltà di reperire manodopera, che sono in qualche modo legati. Che cosa ci può dire su questi due temi in prospettiva?”

Declino demografico e impatto sul lavoro

Siro Martin: “Riprendo quello che avevo detto all’inizio: nel 1964 avevamo un milione di nascite, nel 2022 siamo scesi sotto i 400mila. Nel primo semestre di quest’anno, ci sono state 3500 nascite in meno rispetto al primo semestre del 2022. Se nel ’64 avevamo un milione di possibilità quando sono entrati in età lavorativa, ora ne abbiamo un terzo.

Se prima nel mondo dell’artigianato su 9 persone ne potevano entrare 3, ora quelle 9 sono diventate 3 e quindi ne potrà entrare una. Questo vale per tutti perchè non abbiamo medici, non abbiamo professori, non abbiamo ingegneri, non abbiamo più nulla perchè stiamo scendendo come demografia.”

La necessità di automazione e la scarsità di manodopera

“Bisogna anche pensare a un mondo del lavoro un po’ diverso cioè dobbiamo cercare di andare verso un’automazione un po’ più spinta anche dove non è arrivata perchè la manodopera scarseggia. Non credo che l’immigrazione verso questo Paese potrà sopperire perchè prima o poi questa immigrazione che, non è poi così tanta, cesserà perchè, come tutti stanno dicendo, anche il presidente Meloni, il futuro è l’Africa. Probabilmente lo dice dopo 30 anni che qualcun altro lo ha scoperto, perchè ormai penso che l’Africa sia più cinese che europea.”

Riflessioni di Siro Martin sull’artigianato moderno e sociale

“Arriveremo quindi sicuramente a questa necessità e poi a raccontare il mondo dell’artigianato in maniera un po’ diversa. Non significa obbligatoriamente che per fare l’artigiano devi aver fatto l’Istituto Tecnico e non devi avere una laurea. Puoi averla benissimo, ma devi appassionarti a questo mondo che è sempre più tecnologico ormai e sempre più sociale. Immaginiamoci cosa succederebbe a un pensionato che deve cambiarsi un rubinetto, se dovesse intervenire un’azienda strutturata di 500 o 600 dipendenti per andare a fare quel servizio. Dovrebbe mandare il sopralluogo e avrebbe costi inappropriati.

Il mondo dell’artigianato deve anche capire che sta facendo un’azione per la socialità e fondamentale per questo Paese. Quindi non solo c’è una passione verso il lavoro, ma ci deve essere anche per l’artigiano un amore e una passione verso questo Paese. Un Paese che però deve funzionare.”

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