Aeroporti del Veneto: situazione drammatica. Come evitare la catastrofe

Il Veneto conta su tre aeroporti, ma ne funzionano al momento soltanto due e con percentuale di traffico di un quinto rispetto alla normalità. Il settore trainante per il turismo e gli affari è sotto osservazione. C'è un piano per evitare la catastrofe. Ne parliamo con Federica Vedova della segreteria della Cgil Veneto trasporti

La situazione dei trasporti aerei è drammatica, come ci riporta Federica Vedova si tratta il settore che per primo si è trovato a dover chiudere, e sicuramente sarà il settore che ripartirà. Nel Veneto sono tre gli aeroporti, quelli di Venezia, Verona e Treviso, il quale è attualmente chiuso. Venezia lavora con una riduzione del 75% rispetto al volato dell’anno precedente, Verona con un meno 85%. Si è avuta una stagione estiva abbastanza buona, con una media di 50 al giorno, nel fine settimana di luglio e agosto, tra i 30 e i 40 in settimana.

Aeroporti del Veneto

A Verona c’è l’importanza del trasporto di merci, che fortunatamente non ha risentito. Comincia ora ad avere dei valori in flessione, si parla comunque di un meno 20%, il quale riguarda solo alcune fasce. Ad ogni modo il problema più grosso per la Regione è rappresentato dalla mancanza di turismo, ed essendo questo bloccato, il settore si trova in grandi difficoltà.

Per quanto riguarda l’aeroporto di Treviso, il comune si è fatto soggetto promotore a fianco alle organizzazione sindacali, di un piano strategico di riavvio e riapertura. Federica Vedova è a conoscenza di passaggi e incontri con l’assessore Donazzan e i rappresentanti della regione Veneto. Questi avevano lo scopo di trovare un pacchetto di protezione specifico nei confronti di Treviso, in modo che la riapertura sia il più proficua possibile.

Tutela dei lavoratori stagionali e non

Un elemento fondamentale è che la cassa d’integrazione straordinaria, sia per le aziende che per il singolo lavoratore, è prorogata fino a marzo 2021. Tutti i lavoratori di tutti e tre gli aeroporti sono coperti dall’ammortizzatore sociale.

Il punto dolente della situazione si presenta per la tutela dei lavoratori stagionali, precari e i cosiddetti contratti a termine. Per questi il piano non ha previsto un piano di copertura, se non i 600 € dell’INPS. Si tratta di un numero consistente di lavoratori, proprio perché si tratta di un settore che si muove a seconda delle stagioni, sulla base degli afflussi turistici.

Ogni anno si assumeva una media di 300 persone, per ognuno dei tre aeroporto, per coprire il periodo tra aprile e novembre. Non tutti i lavoratori hanno ricevuto il contributo dell’INPS, poiché non tutti sono stati riconosciuti come lavoratori stagionali. I lavoratori aeroportuali sono stati salvati perché le aziende hanno anticipato la retribuzione.

Apertura e ripartenza degli aeroporti

I lavoratori e le organizzazioni sindacali temono dei futuri licenziamenti da parte delle aziende, le quali avendo anticipato i pagamenti, ora si ritrovano in difficoltà. Anche a livello nazionale c’è stata una discussione ampia sul tema dei licenziamenti.

Sicuramente il trasporto aereo non riprenderà nei tempi, modi e numeri che si avevano prima della pandemia. A livello europeo si parla di un minimo di due anni di ripresa. Un margine minimo si aspetta sia dall’uscita di lavoratori che hanno già maturato i requisiti per la pensione, sia dal fatto che molti hanno avuto un contratto a tempo determinato. Di conseguenza i lavoratori a tempo indeterminato dovrebbero rimanere necessari rispetto ad un futuro ripristino dell’attività.

Il sistema aeroportuale è molto diversificato, c’è una certa serenità rispetto ai dipendenti dei gestori aeroportuali, per la quale è responsabile la SAVE, la quale rappresenta una gestione stabile. Per quanto riguarda i lavoratori di aziende che fanno servizi aeroportuali, che subiscono quello che è l’andamento dell’attività delle compagnie aeree, la situazione diventa incerta.

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