All’alba del 21 gennaio, a Casale sul Sile Comune trevigiano posto a cavallo delle province di Venezia e Treviso, a conclusione di una specifica attività di ricerca e osservazione la Stazione Carabinieri di Marcon (VE). Supportato nelle fasi esecutive da una unità cinofile antidroga di Padova, ha dato esecuzione a una misura cautelare personale di custodia in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Treviso. In accoglimento della richiesta della locale Procura, in relazione ad una cospicua rete di spaccio di sostanze stupefacenti, nello specifico “Cocaina”, avvenuta e documentata sin dal 2010 ed intensificatasi dopo il primo “lock-down”, posta in essere da un soggetto italiano S.E. classe 1972, residente nel popoloso paese di Casale, come detto, posto strategicamente tra due dei territori più densamente popolati del Veneto.
Spaccio di cocaina
L’attività investigativa, il cui primo esito nella scorsa estate aveva permesso di acclarare la responsabilità dello spaccio in capo a dieci persone sia italiani che stranieri. Di cui allora quattro tratti in arresto e sei denunciati, è proseguita “sotto-traccia” con l’incessante analisi di tabulati telefonici e innumerevoli assunzioni di sommarie informazioni testimoniali. Oltre ad individuazioni fotografiche dagli acquirenti di sostanze stupefacenti. Il lavoro certosino dei militari di Marcon ha consentito di acclarare le responsabilità dell’odierno arrestato in ordine ad almeno dieci episodi di spaccio contestati, tutti svolti nei presi del domicilio dell’uomo o nell’attiguo parcheggio di un ristorante.
Il giro d’affari
Il giro di affari illeciti è risultato cospicuo. Basti pensare che si è documentata la cessione ad almeno dieci clienti, a cadenza settimanale, di cocaina, fatto portato avanti per anni.
I reati contestati
I fatti contestati sono estremamente gravi non solo per lo spaccio in sé, ma anche per il periodo, il primo episodio accertato risale infatti al 2010, durante il quale l’indagato ha esercitato lo smercio, evidenziando quindi una personalità criminale praticamente professionale. Tanto da farla diventare unica fonte di sostentamento ed in maniera del tutto insospettabile, essendo l’uomo formalmente disoccupato ed incensurato.
L’uomo finirà in carcere
La bontà del lavoro svolto in questi mesi è stata riconosciuta dall’A.G. che ha emesso il provvedimento cautelare della massima gravità, eseguito oggi dagli stessi Carabinieri. Al termine delle formalità, il carcere di Treviso accoglierà l’uomo, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria mandante.
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