Sono stati calcolati circa 200 tossicodipendenti che gravitano ogni giorno nei dintorni della stazione ferroviaria di Mestre. Via Piave continua a vivere nel degrado, semmai a scendere ancora di più nella graduatoria dei quartieri più vivibili della città a causa dello spaccio.
Mestre e spaccio: i residenti esasperati
Lo spaccio non è una novità a Mestre. La notizia è però la rivolta dei condomini del palazzo Bandiera 2006, che si trova tra via Cappuccina ed il cavalcavia Corso del Popolo e un esposto presentato alla procura di Venezia. Lamentano come i residenti di Via Piave, Via Monte Nero, Via Trento-Trieste, Via Monte San Michele e altri, che gli androni dei palazzi spesso ospitano tossicodipendenti. Spesso scompare tutto ciò che è mobile e ha un valore commerciale, come le biciclette e compaiono al loro posto siringhe ed escrementi.
Un giro d’affari da 300mila euro
Il giro d’affari calcolato dal Gazzettino è di circa 300mila euro al mese. Il denaro che arricchisce spacciatori e, ancora di più, trafficanti ha un’origine dubbia: ossia proviene da furti e prostituzione e elemosina. Di tanto in tanto, a squarciare il silenzio della notte e a coprire i rumori del traffico del giorno, si sentono poi gli schiamazzi delle risse tra i pusher che si contendono le zone.
Mestre non è un mercato che si rivolge soltanto ai clienti locali, offre vari tipi di sostanze stupefacenti e attira acquirenti da tutta la Regione. Quando la piazza è molto frequentata i venditori possono permettersi di abbassare i prezzi. E’ una spirale che fa lievitare il mercato e abbassare le quotazioni immobiliari della zona. Inoltre, il quartiere di Marghera nelle vicinanze offre molti spazi coperti abbandonati, come si può vedere dalle immagini di Gianluca Agostini, sempre in prima linea per denunciare il degrado del quartiere.
Le speranze risiedono nelle Forze dell’Ordine
Molte speranze sono riposte sulla futura caserma della polizia che sorgerà proprio a ridosso della stazione. Per il momento le speranze risiedono in un aumento degli agenti in borghese o in una massiccia campagna nelle scuole, come è avvenuto negli anni ’80. Senza essere certi, però, del loro successo.