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Storia di un caleghèr, il libro di Rolando Segalin

Rolando Segalin non era solo un calzolaio, ma un filosofo della scarpa. Ha scritto un libro che ad oggi ha venduto oltre 3000 copie, e che in questi giorni è stato ripresentato dal figlio Luca in occasione del Premio Gambrinus.

Rolando Segalin, uno degli ultimi caleghèr veneziani, prima di morire si è raccontato in un libro, che ha venduto molte copie negli ultimi cinque anni e che il figlio Luca ha deciso oggi di ristampare. Rolando era un uomo vitale, curioso, ciclista per passione, dedito al suo lavoro con tutto se stesso. Ha spinto il figlio a non fare il calzolaio, a dedicarsi ad altro, ma la sua passione è riuscita a passargliela comunque, e glielo si legge negli occhi quando racconta le loro avventure.

Rolando ideò i famosi stivali che Raffaella Carrà indossò durante il suo programma televisivo Canzonissa. La famiglia Ligabue si affidava a lui per la creazione delle loro scarpe, come anche Marcello Mastroianni, Paul Newman, e anche lo stesso papa dell’epoca. Diventò presto famoso in tutto il mondo, anche in quello arabo, e collaborò e stinse amicizia anche con stilisti stranieri, uno fra i tanti l’inglese John Lobb.

Conosceva le gambe delle donne, se ne vantava e le adorava perché infine erano state loro a dargli fama in Italia e nel mondo: Rolando Segalin era uno dei pochi calzolai a creare scarpe femminili, che da sempre sono considerate meno prestigiose rispetto a quelle maschili (c’entra il modo in cui vengono assemblate, cute a mano quelle da uomo, incollate quelle da donna)

Il libro, con un’introduzione di Massimo Cacciari, amico e stimatore di Segalin, non è in vendita, ma chi fosse curioso di leggerlo per intero può rivolgersi personalmente al figlio Luca.

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