Fabio Fioravanzi: anni di minacce raccontati nel suo libro “Strano, ma vivo”.
Il giornalista Fabio Fioravanzi ci parla del suo libro “Strano, ma vivo”, edito da “Fare libri”, in cui racconta la sua storia di minacce e intimidazioni continue. Il sottotitolo del libro è “Liberi di non credere”, che il giornalista motiva dicendo che gli episodi narrati nel libro potrebbero verosimilmente accadere ciascuno a una persona diversa, ma è una cosa ai limiti dell’inverosimile che accadano tutti allo stesso individuo, ma, invece, è proprio così. Fioravanzi afferma che non si tratta solo di minacce, possibili nel mondo del giornalismo, ma la sua è una situazione che definisce “pittoresca”. Nella controcopertina del libro si vede una mano in terracotta che gli è stata portata davanti alla porta di casa, senza alcun messaggio allegato e che i Carabinieri hanno giudicato un avvertimento mafioso. Questo episodio è forse collegato a un altro: intorno alla sua auto qualcuno ha lasciato 5 bossoli di piccolo calibro e il numero 5 nella smorfia napoletana rappresenta proprio la mano. Le prime intimidazioni Fioravanzi le ha ricevute negli anni Ottanta, quando gli hanno staccato le ruote dell’auto, da parte fiancheggiatori delle Brigate Rosse e ipotizza un legame, quasi a livello di fantacronaca, tra queste prime minacce e quelle più recenti nell’ultimo capitolo del libro. In “Strano, ma vivo” sono intervenuti anche personaggi autorevoli come Antonio Di Pietro, Carlo Giovanardi, Maurizio Gasparri, Franco Macari, Maurizio Paniz, Ottavio Serena, Livia Turco, che hanno scritto una prefazione ciascuno. Fioravanzi dice di non aver pregato nessuno per questi interventi e che nessuno di questi personaggi si è stupito della richiesta. Per quanto riguarda una possibile motivazione degli attentati, essi potrebbero inizialmente essere stati legati alla posizione politica del giornalista, orientato a destra, ora invece questa spiegazione non ha più senso. Il giornalista si considera un “perseguitato giudiziario” perché ha avuto e ha ancora grossi problemi con le Procure di tutta Italia: le minacce vengono archiviate, una denuncia per pedofilia, legata ad alcune foto di bambine nude che gli sono state inviate, è stata archiviata, ma gli è stato intentato un processo per danneggiamento di tazzine da caffè. Anche la sua famiglia è stata più volte minacciata: ci racconta di aver ricevuto una telefonata da una persona sicuramente veneta che minacciava la moglie e il figlio. E’ stato minacciato di morte telefonicamente anche recentemente, ma gli autori del gesto si sono difesi dicendo che era uno scherzo e le autorità hanno archiviato il caso. Attualmente qualcuno di quelli che l’hanno minacciato è già morto, qualcun altro è in carcere.