Il 2 novembre uscirà “Surrender: 40 canzoni, una storia”, il libro biografico di Bono, ma sul canale YouTube della band è già possibile ascoltarne un estratto audio animato, in cui il cantante racconta le prime prove degli U2.
Le origini della band
Nel 1976 Bono nota un volantino appeso nella bacheca del liceo: “Batterista cerca musicisti per formare una band”. «È buffo come il nostro destino si compia casualmente», scrive Bono. «Siamo tutti stipati in quel forno che è la cucina di Larry Mullen Jr. Come facciamo a far entrare in una stanza tanto piccola la batteria, gli amplificatori e noialtri apprendisti rocker?». Dave Evans, che non si faceva ancora chiamare The Edge, era già un chitarrista esperto, mentre Mullen sapeva già suonare discretamente la batteria. Bono sapeva a malapena cantare e Adam Clayton non sapeva suonare granchè il suo basso, ma al tempo non importava. «Adam rappresentava lo spirito rock’n’roll», scrive Bono, «Se Larry ha dato vita alla band, è stato Adam a credere che la band potesse darci una vita».
L’evoluzione degli U2
Ogni capitolo del libro prende il titolo da una canzone della band. «In quarant’anni di carriera» si legge in un comunicato stampa «gli U2 si trasformano da ambiziosi teenager al più grande gruppo del mondo, e Bono da attivista part-time a forza motrice a tempo pieno della lotta per cancellare il debito dei paesi poveri e convincere i governi, in particolare quello degli Stati Uniti, ad affrontare l’emergenza globale dell’AIDS. (…) I fan degli U2 scopriranno l’opinione di Bono sulla longevità della band a fronte di decenni di difficoltà personali e profonde divergenze creative, e troveranno le chiavi per interpretare le canzoni più famose e importanti del gruppo. Si aprono le porte sulla vita interiore di Bono».
Non solo un libro, ma anche un tour
Bono promuoverà il libro con un tour teatrale negli Stati Uniti e in Europa. «Mi manca stare sul palco e la vicinanza del pubblico degli U2. In questi spettacoli canto storie e racconto canzoni. E poi voglio divertirmi a presentare il mio ME-moir, che in realtà è più un WE-moir se penso a tutte le persone che mi hanno aiutato ad arrivare fin qui».
Leggi anche: Blink-182, ritorna la formazione originaria