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The Hungriest Eye: l’installazione affamata

Le Procuratie Vecchie a Venezia ospitano un'installazione molto insolita. Più che parlarci dell'artista che l'ha realizzata, "The hungriest eye", questo il titolo dell'opera di Arthur Duff, dialoga e svela le potenzialità della persona che ha di fronte

Nella penombra di una strada un caleidoscopio al laser ci regala l’illusione di essere unici e preziosi, è The Hungriest Eye, l’opera di Arthur Duff che promette di trasformare i punti di forza di ogni visitatore in rappresentazione artistica. Siamo a Venezia, al terzo piano delle procuratie vecchie, all’interno dell’ Art Studio, spazio dove l’arte dialoga con il sociale e “Questa non è una mostra, l’opera d’arte siamo noi”, parole del curatore Luca Massimo Barbero.

Le parole del curatore Luca Massimo Barbero

“The Hungriest Eye è una sorta di mistero e di potenziale dell’immagine per cui noi non vogliamo nulla, ma è un agitatore all’interno di questo percorso, quello delle procuratie vecchie delle Human Safety Net, cosa vuol dire? Entra e carica le informazioni che egli stesso genera e aiuta l’opera d’arte a manifestarsi, quindi è forse la prima volta che l’opera d’arte contemporanea incontra il visitatore e non viceversa.

Questo, vogliamo sia un incontro straordinario alle procuratie in piazza san Marco. Non ci sono aspettative perchè questa non è una mostra, quindi, questo dispositivo che Arthur ha creato, in realtà, per una sorta di macchina di pensiero, di immagini, di meraviglie, sarà qui un anno e farà parte, come meccanismo, di tutta una serie di programmi che The Human Safety Net farà durante questo lungo periodo intorno al potenziale, alle squadre ed all’umanità.

E allora questo grande occhio affamato reclama il pubblico e lascia in disparte l’autore, quasi non ne avesse più bisogno.

Le parole dell’artista Arthur Duff

“È un lavoro, un’opera che è incentrata sulla trasformazione ed è una trasformazione che attraverso il pubblico, il pubblico non è uno strumento, ha il ruolo fondamentale di generare, creare quella che poi è l’esperienza di tutti i giorni. L’occhio ha fame proprio per sua natura e The Hungriest Eye, per me, è un occhio che ha necessità di sfamarsi ed assorbire, in questo caso fotoni.

È chiaro che per questo lavoro è molto importante il mio ruolo come artista sia in secondo piano e sia il lavoro stesso a parlare ed interagire con il pubblico, quindi, per paradosso nel momento in cui parte, cosa che è successa io non servo più.”

Tutto ruota intorno al concetto di potenzialità che ognuno di noi potrebbe dover sviluppare al meglio, come suggerisce il Percorso Permanente e Word of Potential proposto dalla casa di Human Safety Net, ospitata da più di un anno nelle procuratie vecchie di San Marco, dopo l’eccezionale restauro di David Chipperfield.

Le parole del segretario di Fondazione The Human Safety Net, Emma Ursich

“La missione di Human Safety Net è quella di lavorare sul potenziale e permettere alle persone di liberarlo perchè tutti hanno del potenziale, ma non tutti sono in grado di esprimerlo e per questo motivo lavoriamo in 24 paesi di fianco alle persone rifugiate che cercano nuovo futuro o di famiglie con figli piccoli in situazioni di vulnerabilità. La fondazione, qui nella sua casa, vuole portare al pubblico questi temi ed ingaggiare, attraverso il gioco, una riflessione su quello che è il potenziale per ognuno di noi e quello che ciascuno può fare all’interno della comunità.”

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