Nell’area veneziana dagli anni ’70 si è sempre avuta un’attenzione molto particolare alla sicurezza e all’ambiente. Negli anni ’90, poi, si sono creati i delegati alla sicurezza. Oggi ci sono delegati alla sicurezza in ogni luogo, perché dove non vengono nominati dall’azienda, vengono nominati dal sindacato. Ma i delegati alla sicurezza sono formati per svolgere nel miglior modo possibile il proprio difficile incarico nei luoghi di lavoro? Ce ne parla Tiziana Basso.
Tiziana Basso, segretaria generale CGIL Veneto
“Noi vorremmo avere i delegati alla sicurezza in tutti i luoghi, non ci sono in tutti i luoghi. Nelle aziende più strutturate ci sono, sono eletti dai colleghi di lavoro, quindi sono delegati che svolgono anche un ruolo di rappresentanza, hanno una formazione obbligatoria e poi noi come organizzazione sindacale gli diamo ulteriore formazione. Il problema è la frammentazione del mondo del lavoro. Noi abbiamo luoghi in cui i delegati mancano nella dimensione aziendale. Abbiamo delle buonissime esperienze nell’artigianato, in cui ci sono i rappresentanti territoriali per la sicurezza. Così come nel commercio, anche se c’è ancora del lavoro da fare. Manca ancora un pezzo.”
“Volevo aggiungere un’altra cosa sulle cose da fare, come abbiamo detto, noi ragioniamo con la regione, chiediamo alla regione alcuni interventi e collaboriamo perché il protocollo va avanti con azioni comuni. Noi abbiamo un ruolo nella contrattazione, che discende dal contratto nazionale, ma poi anche nella contrattazione aziendale possiamo mettere in campo delle azioni per ridurre il rischio, possiamo proprio fare delle cose.”
Può fare un esempio di azione per ridurre il rischio?
“In alcune aziende abbiamo strutturato l’analisi dei mancati infortuni, cioè, quando c’è stato un rischio e per fortuna non è successo niente, andiamo assieme con il rappresentante dei lavoratori e l’impresa a dire che in quel punto si è corso un rischio, dobbiamo quindi cambiare l’organizzazione del lavoro. È andata bene questa volta ma la seconda non va bene, modifichiamo l’organizzazione del lavoro in modo che quel rischio non ci sia più. Così come facciamo tutta una serie di interventi legati al tema delle malattie professionali, il lavoro ripetitivo crea malattie professionali, bisogna intervenire nell’organizzazione del lavoro.”