Per quanto concerne la tematica delle dimissioni, vi è un alto numero di dimissioni volontarie che supera le 60mila. Le ragioni per cui si rinuncia ad un posto di lavoro sono numerose: costo della vita, tempo di vita, ricerca del giusto posizionamento professionale e necessita di trasferirsi in una città con il costo della vita più alto.
Tiziano Barone, Direttore Veneto Lavoro
“Noi siamo usciti in questa settimana con un approfondimento sul tema dimissioni. Il dato è questo: le dimissioni tra gennaio e maggio sono state complessivamente 84mila, rispetto alle 60mila del 2021 o alle 50mila del 2020. Tenendo conto che il 2020 era un anno particolare. Siamo andati a vedere cosa è accaduto alle persone che hanno presentato le dimissioni, dopo una settimana o dopo un mese. Il 60% si sono ricollocati e hanno cambiato lavoro. Si sono quindi dimessi per cambiare lavoro”.
Dimissioni volontarie
“La tesi che molti stanno sostenendo, che proviene dagli Stati Uniti, è che giovani, donne, persone in età adulta si dimettono perchè non accettano i posti di lavoro disponibili e preferiscono quindi stare fermi piuttosto che rimettersi in gioco. Questo rispetto alla tesi del Nord America. Nella realtà noi vediamo che le nostre dimissioni hanno a che fare almeno per un 60% con un cambiamento del lavoro”.
“Per una parte, in particolare per le fasce di adulti, rappresenta la premessa alla pensione. Quindi sono delle dimissioni in attesa di andare in pensione, che è un elemento importante. E poi ci sono, soprattutto nelle basse qualifiche, fattori legati alla non accettazione dei posti di lavoro disponibili e la conseguente attesa di vedere che cosa accade. Questo, in particolare, accade sia per le donne che per i giovani. Il dato che noi evidenziamo in questo momento è che essendoci ancora un mercato del lavoro in crescita, il fattore prevalente è il cambiamento del lavoro”.