Riduzione di occupazione a Porto Marghera: parla Tiziano Barone

C'è uno stabile processo di frammentazione delle imprese da grandi a medio-piccole o piccolissime che causa una riduzione di occupazione.

Come si sono sviluppate le imprese nell’area di porto Marghera tra 1920 e 2020. Nel 1920 le imprese erano solo 11, nel 2020 sono diventate 938. C’è uno stabile processo di frammentazione delle imprese da grandi a medio-piccole o piccolissime che causa una riduzione di occupazione.

Tiziano Barone, Direttore Veneto Lavoro

“Diciamo che in questo caso, la dimensione delle piccole e medie imprese in termini di volumi occupazionali rispetto alle grandi imprese è un’evidenza emblematica. D’altra parte però dobbiamo considerare l’innovazione tecnologica cioè il cambio dei fattori produttivi. Di conseguenza, su Porto Marghera c’è stata una nuova  rivoluzione industriale che ha avuto come conseguenza anche una riduzione di occupazione”.

“Appare evidente che in questo disegno si evidenzia anche la necessità di dare a Porto Marghera una missione nuova e importante al fine di poter valorizzare tutto quello che c’è in termini di attività produttive e di attività collaterali legate al turismo e ai servizi. Da questo punto di vista, la sfida su cosa fare di Porto Marghera è la sfida decisiva per Venezia.

Come si muovono le qualifiche nel mercato del lavoro? Sta avvenendo una forte polarizzazione tra lavoratori altamente qualificati e poco qualificati. La fascia mediana di qualifica si sta riducendo notevolmente.

“Ricordo le tre caratteristiche del mercato del lavoro dal 2008 in poi. Abbiamo visto: rapidità nella distruzione e costruzione dei posti di lavoro, polarizzazione alte-basse qualifiche, che significa anche rischio di bassi salari ed alti salari. La terza caratteristica è il mismatching domanda-offerta di lavoro. Mismatching che è importante perchè rappresenta su 100 offerte di lavoro provenienti dalle imprese venete, mensilmente dal dato Excelsior prodotto dalle camere di commercio”.

“Su 100 offerte di lavoro, le imprese dicono che il 50% di queste offerte sono di difficile reperimento. Questo 50% è fatto per la metà, quindi 25% delle offerte di lavoro non si trovano per ragioni demografiche, poiché mancano le persone. E 25% per ragioni legate alle competenze, che mancano”.

Riduzione di occupazione e polarizzazione

“Torno alla polarizzazione. Dal 2008 in poi, in tutte le regioni competitive come la nostra si entra nel mercato del lavoro con basse qualifiche ed alte qualifiche. Perchè funziona così. Nel senso che l’ecosistema produttivo richiede questo. Da questo punto di vista, l’impatto sui servizi sul mercato del lavoro è decisivo e immediato. Nel senso che, per favorire la ricollocazione delle basse qualifiche ci vogliono buoni servizi al lavoro, efficienti, capaci di rispondere immediatamente all’esigenza con la collaborazione pubblico-privato. Quindi fornire sempre a chi ne ha bisogno, che ha avuto un contratto a termine, quindi ha terminato il lavoro, fornire subito un servizio di ricollocazione attraverso la collaborazione pubblico-privato.

“Per le altre qualifiche, invece, mantenere la qualifica con la formazione continua che deve essere peraltro obbligatoria, ma diventa obbligatoria anche per le basse qualifiche. La formazione continua e la manutenzione delle proprie competenze è una azione che tutti i lavoratori devono programmare all’interno della propria vicenda umana e lavorativa. Questo è fondamentale”.

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