A Padova due mostre sulle donne che hanno ricevuto il Premio Nobel, una intitolata alle Nobel per la Pace nel cortile pensile di Palazzo Moroni, la seconda le Nobel per la Medicina al Musme, il Museo della medicina. A lato delle mostre anche l’undicesimo convegno nazionale dell’Associazione Toponomastica femminile, a Palazzo Santo Stefano, sede della provincia di Padova. Il convegno si intitola “Strada sicura, sguardi di genere” e si incentra sul tema della cura.
Insomma, tante iniziative che mettono al centro la donna, protagonista spesso di storia di grande valore, ma quasi sempre invisibile.
Le parole di Francesca Benciolini
Le parole di Francesca Benciolini, Associazione Cooperazione e Pace: “A volte anche è importante mettere la donna al centro e questa è una grande occasione per ricordarci che le donne ci sono, fanno parte della nostra storia, hanno costruito le nostre reti e le nostre comunità e continuano a farlo attraverso moltissime presenze, che ci sono e non sempre vengono riconosciute.
Quindi ogni tanto fare focus su questo è importante e credo a questo aspetto delle Nobel per la Pace, donne che hanno costruito reti per le comunità, che hanno costruito in modo tenace, continuativo visioni per i loro territori e che purtroppo sono ancora troppo poche anche nella percezione di quale sia il loro contributo nella costruzione di processi di pace.”
Le parole di Anna Barzon
Le parole di Anna Barzon, Cons. Provincia Padova: “Parlando di toponomastica abbiamo le strade in Italia che il 40% è dedicato a uomini e solo il 3%, e solo ultimamente siamo arrivati al 7%, dedicate alle donne. Tenendo conto che molte di queste donne citate sono Santa.
Dunque un gap difficile da colmare, perché riconoscere che la donna ha dato contributi e dà contributi importanti alla storia e alla vita delle persone è una questione che non affrontata. Spesso, di default, quando si deve pensare a dedicare un monumento, lo si fa dedicandolo agli uomini.
Nei convegni su dieci relatori, il più delle volte sono tutti uomini. Questo non perché non ci siano le professionalità, anzi, però, quando si pensa ad un ospite, si pensa ad un uomo.”
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