Il ruolo cruciale dei trasporti nella costruzione urbana
Piero Pedrocco: “I trasporti sono un punto focale. Marino de Luca, della Federico II di Napoli, quando si progettavano i piani urbani del traffico, lui pensava che potessero andare in variante ai piani regolatori. Pensava ai trasporti come una forma di costruzione della città e del territorio. E questo, se guardiamo l’antica Roma, è assolutamente vero.”
“Stiamo pubblicando nella collana che dirigo “Infrastruttura, urbanistica e paesaggio” con Aracne Editrice un libro di un amico sulle vie romane del Nord Est Italiano. È molto importante perchè la strutturazione che dai con le vie e co i trasporti è quella che poi rimane e che può dare forma. Nel caso veneziano sappiamo bene che la sublagunare, che io non appoggiavo perchè appoggiavo il sistema di trasporti di forza che avrebbe potuto rilegare un sistema che non è venuto a maturazione, quello della Grande Venezia.”
La visione della “Grande Venezia” e l’importanza dei trasporti di forza
“La Grande Venezia è stata una grande idea perchè Venezia sarebbe altrimenti ben meno di quanto è oggi. Però rilegarla con dei sistemi di trasporto di forza, e quindi legare l’insieme di queste perle che costituiscono la Venezia di oggi, era un passaggio importante.”
“La sublagunare da Tessera all’Arsenale non lo compiva, allora si ragionò sul fatto che il tram, già esistente, avrebbe potuto essere elemento di congiunzione tra Mestre e Marghera, ma anche con il Lido, avendo solo il tratto di Laguna in sublagunare. Quindi al Lido poteva tornare in superficie per un domani, magari, arrivare a Chioggia o a Jesolo risparmiando anche molte vite umane sulla jesolana. Ma il problema forte è quello del sistema di trasporti che leghi elementi di questa città fatta arcipelago.”
“La Laguna è l’elemento che caratterizza di più questa città, altrimenti non sarebbe un brand mondiale. L’attrattività di Venezia ha un potenziale mondiale che non sappiamo cogliere in questo periodo. Noi abbiamo il turismo di massa, invade i vaporetti e la città, ma non abbiamo saputo tradurre questo elemento in una crescita sociale e culturale della città.”
L’attrattività mondiale di Venezia e il potenziale non sfruttato
“Sul tema dei trasporti, non solo di Venezia, ma in generale, gli americani dal ’96 tracciarono l’idea dello sviluppo orientato ai trasporti. Il Transit-oriented development lo chiamano. Lo sviluppo orientato ai trasporti significa che lì dove c’è un punto focale delle linee di forza, per esempio i treni regionali o, per esempio, una metropolitana, anche se piccola per una città di media dimensione, fatta con un tram, come avviene ad Anversa e ad Hannover dopo l’Expo del 2000 che avrebbe dovuto arrivare qui probabilmente, ma che è andata ad Hannover e che ha alimentato una trasformazione di 6 linee sotterranee di tram.”
“Questo sistema organizzativo a catena di quartieri negli Stati Uniti è stato pensato per i grandi grattaciele e per le downtown costruite lì dove arriva la stazione, ma sempre orientato alla direzionalità. Viceversa in Europa questo dovrebbe trasformarsi, e in Europa del Nord si sta facendo in parte, in transit development areas, cioè in aree di sviluppo urbane legate al trasporto pubblico. Queste aree di sviluppo urbano diventano quasi delle cittadelle medievali che creano koinè, creano significato e appartenenza nella popolazione e devono essere disegnate in questo modo.”
Il modello medievale per il futuro delle città europee
“Noi in Italia abbiamo delle città medievali e rinascimentali fenomenali, non abbiamo saputo rilanciare quel modello e abbiamo subito dagli anni ’30 e ’40, dall’international style, dal movimento moderno e dall’applicazione delle leggi. Ma non abbiamo saputo bloccare quel modello “per zone”. Con il nuovo medioevo tecnologico torna questa riunione tra la città residenziale e la città produttiva. Le cose possono tornare a stare insieme. ”
“Ecco che il modello medievale della città europea torna al centro, legato da linee di forze del trasporto che alimentano questi differenti centri, questo grappolo di quartieri, ognuno con la propria identità, forza e riconoscibilità. Allora i cittadini, riconoscendosi nel proprio quartieri si riconoscono poi nella città più grande. Chiaro che questo può andare dai 50.000 abitanti di Chioggia ai 20 milioni di Tokyo, il modello non cambia.”
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