I numeri che fanno paura sia nel settore agricolo che nel turismo. L’export del 2021 in Ucraina è ammontato a 253 milioni, nel 2019 era di 300 milioni ma di mezzo c’è stato il Covid, dunque, senza il conflitto i numeri nel Veneto, con molta probabilità sarebbero risaliti. I dati fanno più paura se si guarda l’import che negli ultimi dieci anni nel nord est si è ridotta la produzione di cereali dal 42% al 33%.
L’Ucraina è diventato il nostro secondo fornitore di mais e l’Italia attinge a piene mani al granaio d’Europa. Questo anche per il frumento tenero e per l’olio di Girasole. Fondamentale anche il turismo per il nostro territorio.
I rapporti con la Russia
Se i rapporti commerciali con l’Ucraina sono importanti, quelli con la Russia sono essenziali. Non solo per l’agroalimentare ma anche per i rifornimenti di energia e gas.
Secondo l’ultima elaborazione di Intesa San Paolo tra gennaio e settembre 2021 i distretti produttivi veneti hanno trattenuto rapporti commerciali per un valore di 466 milioni di euro con la federazione Russa. Dimostrando così che la Russia è l’ottavo mercato ed è in aumento del 12,6% rispetto al 2020.
Il turismo russo ed ucraino in Veneto
Non solo i prodotti tipici veneti, anche il business legato al turismo russo ed ucraino, un milione e 300 mila presenze portano, ogni anno, 200 milioni di euro nella regione. Tanto mettono sul piatto degli operatori turistici i visitatori provenienti dalla Russia e dall’Ucraina secondo i dati raccolti dalla Fondazione Think Tank Nord Est prima dell’arrivo della pandemia.
Era un settore in crescita se si pensa che nel 2000 il Veneto veniva scelto soltanto da 135 mila russi. Ogni turisti proveniente dalla Russia di Putin è accolto con entusiasmo perchè è in assoluto il visitatore che spende di più. In particolare, nel 2019 dei 200 milioni spesi nella regione, 100 li aveva intercettati il territorio veneziano.