Scoperta maxi frode da 600 milioni di euro a Venezia
L’unità contro le frodi comunitarie è in azione per eseguire 24 misure cautelari e sequestrare 600 milioni di euro. L’inchiesta riguarda un sodalizio illecito che avrebbe riscosso decine di milioni di euro del PNRR, soldi destinati a finanziare la digitalizzazione delle imprese italiane. Avrebbe poi, però, dirottato i milioni in conti correnti in diversi paesi europei, tra cui Slovacchia, Romania e Austria.
Il gruppo di persone, di cui 8 finite in carcere, si sarebbe avvalso di 4 professionisti che hanno fornito la consulenza tecnica per mettere assegno la frode. Le società che hanno incassato e riciclato i fondi, inoltre, sarebbero state usate anche per creare crediti inesistenti nel settore edilizio per il Bonus facciate e per il sostegno della capitalizzazione delle imprese.
I criminali avrebbero messo in atto la frode con l’utilizzo di tecnologie avanzate per proteggere il denaro indebitamente ottenuto dai controlli e per trovare nuove modalità di monetizzazione dei crediti inesistenti.
I valori sequestrati
Tra i valori sequestrati spiccano appartamenti e ville signorili, importanti somme in criptovalute, orologi di alta fascia come i Rolex, gioielli Cartier, oro e auto di lusso, tra cui Lamborghini, Porsche, Panamera e Audi.
La vastità e la complessità di questa frode comunitaria a Venezia mettono in luce la necessità di rafforzare i controlli per proteggere i fondi pubblici. L’operazione di oggi è un importante passo avanti nella lotta contro la criminalità finanziaria. Ciò, però, richiede un impegno continuo e coordinato a livello nazionale ed europeo.