La tutela della riservatezza come strategia legale
Le dichiarazioni delle avvocate mettono in luce la volontà di tutelare la riservatezza della fase processuale in corso, suggerendo una possibile strategia difensiva basata sulla discrezione. Avevano precedentemente presentato un’istanza per la scarcerazione di Fandaj, sostenendo che non fosse reo confesso e che la telefonata al 112, in cui dichiarava di aver fatto una brutta cosa, non potesse essere considerata una confessione valida.
Il silenzio di Fandaj
Da quando è stato fermato e successivamente sottoposto a custodia cautelare, Fandaj ha scelto di non rispondere durante gli interrogatori, mantenendo così un profilo basso in questa fase processuale ancora in divenire. Le avvocate sembrano intenzionate a gestire la vicenda con riservatezza, forse nell’ottica di preservare al massimo la privacy del loro assistito.
Il prossimo interrogatorio e le prospettive future
Al momento, Fandaj è accusato di omicidio volontario pluriaggravato, ma la sua linea difensiva rimane incerta. La sua prossima udienza potrebbe svelare ulteriori dettagli sulla strategia adottata dalle avvocate e sull’andamento del caso. Entro la fine di gennaio, è previsto un nuovo interrogatorio da parte del Sostituto Procuratore di Treviso, Michele Permunian, che potrebbe fornire ulteriori elementi per la ricostruzione della vicenda.
Il mistero attorno a questo caso continua a intrigare l’opinione pubblica, mentre la difesa di Bujar Fandaj cerca di navigare tra le complessità del sistema giudiziario, cercando di proteggere la riservatezza del proprio cliente e di contestare le accuse che pendono su di lui.