Compie 105 anni la zona di Porto Marghera, uno dei siti industriali di interesse nazionali più famosi al mondo. È nel 1917 che si registra, infatti, il primo atto di nascita di Marghera, quando si realizzò l’aggregazione nel Comune di Venezia dei Comuni di Mestre, Chirignago, Zelarino, Favaro Veneto, Malcontenta, cui seguirà l’annessione dei Comuni di Pellestrina, Murano e Burano. E fra le tante costruzioni che oggi delineano lo skyline di Porto Marghera spicca da lontano, nei suoi 60 metri di altezza, quella che oggi è la Venezia Heritage Tower, un vero e proprio monumento che nasconde un passato tutto da scoprire, che parla di un’industria fiorente sorta a due passi da Venezia dove, agli inizi del ‘900, si raffreddavano circa 800 mila metri cubi d’acqua l’anno, necessari a mantenere in funzione gli stabilimenti.
La storia del Venezia Heritage Tower
Per scoprire la storia di questo capolavoro architettonico ed ingegneristico, basta riavvolgere il nastro e tornare indietro di oltre 80 anni, fino al 1938, quando Porto Marghera aveva iniziato da qualche anno la sua ascesa nel mondo dei poli industriali di maggior rilievo e si stava trasformando in un punto di riferimento per l’industria europea grazie ai progetti del Conte Volpi di Misurata, fondatore di SADE (Società Adriatica di Elettricità), e a quelli del senatore Giovanni Agnelli, finanziatore dello stabilimento Vetrocoke.
Ed è proprio dallo stabilimento Vetrocoke che ha inizio la storia della torre di raffreddamento, progettata in seguito alla decisione di ampliare la produzione di vetro e carbone fino ad includere prodotti fertilizzanti, che resero necessario l’impiego di grandi quantità d’acqua e dunque, la costruzione di una torre di raffreddamento da inserire nel nuovo polo industriale veneziano.
Non certo la prima torre di raffreddamento in circolazione, ma senza dubbio la più innovativa: basti pensare alla sua forma, un’iperbole che restringendosi a 40 metri di altezza consentì il raffreddamento di grandi masse d’acqua, o al materiale con cui fu ultimata, il cemento armato, una novità per questo tipo di costruzioni solitamente progettate in legno. La torre di raffreddamento di Porto Marghera divenne così l’apripista del progresso industriale del panorama europeo, che guardava allo scenario veneziano come un esempio da seguire.
Gli interventi di rivalutazione della torre
Contrariamente a quanto ci si possa aspettare, il raffreddamento di 800 mila metri cubi d’acqua era un processo ecologico, a circuito chiuso. L’acqua entrava nella torre e seguiva un percorso fatto di tavolati in legno che ne assicuravano una progressiva diminuzione della temperatura, fino a raggiungere il punto di massimo raffreddamento al termine del percorso, e cioè allo sfociare nel contenitore esterno, da dove poi l’acqua ripartiva per raffreddare gli impianti.
Tuttavia, con la chiusura di molti stabilimenti industriali a fine del Novecento, cessò anche l’attività della torre, che però nel 1996 attirò l’attenzione dell’Architetto Gianni Cibin, che volle a tutti i costi dare una nuova vita a quella che un tempo fu il simbolo dell’innovazione industriale veneziana.
Con una planimetria dell’area sottobraccio e qualche idea su come rivalutare la torre, l’architetto incontrò l’imprenditore Gianni Sottana, che mise a punto un progetto di riqualificazione dell’edificio con un fine culturale e un nuovo nome: Venezia Heritage Tower, oggi luogo esplorabile, ma anche sede di eventi, mostre, esibizioni, performance artistiche nonché della “casa della museografia d’impresa”, che riunisce le storie di successo delle eccellenze produttive italiane e dei brevetti e prodotti sviluppati nel Nord Est ed esportati in tutto il mondo.
Cultura d’impresa del passato e patrimonio di valori futuri, uniti in 60 metri di cemento armato sono oggi sinonimo di storia e della cultura di Porto Marghera, culla di innovazioni e invenzioni che ancora oggi fa parlare di sé nel mondo.
Leggi anche: Il Natale accende Piazza Ferretto tra luminarie e mercatini