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Venezia, il progetto di AVA per i detenuti

Il progetto a Venezia integra detenuti nel settore alberghiero, offrendo formazione e opportunità lavorative per facilitare il loro reinserimento sociale e ridurre il rischio di recidiva

Si è concretizzato ed è entrato nel vivo il progetto per il collocamento di detenuti e di detenute nelle realtà alberghiere del territorio veneziano.

Un inizio promettente per il progetto di inserimento lavorativo dei detenuti

Un percorso che ha mosso i primi passi due anni fa grazie alla collaborazione tra L’Associazione Veneziana Albergatori (AVA) e il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria per il Triveneto, con il supporto di Veneto Lavoro per la formazione, che ha lo scopo di promuovere e accrescere le opportunità di inserimento lavorativo all’interno e all’esterno del carcere per le persone detenute.

Il primo detenuto ritenuto idoneo ha iniziato da un mese a lavorare in hotel, in cucina. Un minore è già stato inserito nella collaborazione con il carcere minorile. Ma altre persone sono in fase di formazione e ci sono ampi margini di inserimento in un settore, come quello alberghiero, che a Venezia offre 8mila posti di lavoro diretto e che ha un turn over continuo di circa l’8% del personale.

Un’opportunità che per l’Associazione Veneziana Albergatori ha anche un valore di sostenibilità sociale, nella consapevolezza del fatto che la possibilità di avere un’occupazione fissa è una leva importante per evitare recidive e per aiutare veramente i detenuti in un reinserimento.

La collaborazione tra AVA e il provveditorato penitenziario

Il vicedirettore dell’Ava Daniele Minotto ha infatti commentato con soddisfazione la risposta degli imprenditori che sono pronti ad accogliere, con le dovute cautele ovviamente: il protocollo illustrato da  Enrico Farina, direttore del carcere di Venezia, e Angela Venezia, Direttore dell’Ufficio III Detenuti e Trattamento del Provveditorato prevede infatti criteri molto rigidi e un’attenta fase di valutazione del comportamento del detenuto prima di rilasciare l’autorizzazione a svolgere attività lavorativa. Finalmente però, hanno ricordato, il carcere viene vissuto dai detenuti come risorsa e non solo come limite invalicabile.

Il primo detenuto di Santa Maria maggiore che sta lavorando in hotel deve scontare ancora un anno e mezzo di detenzione. Ma risulta motivato a reinserirsi nella società, anche per riunirsi alla famiglia che lo sta aspettando, e sta lavorando con grande passione. Ogni giorno, quando rientra in carcere, ringrazia gli operatori e il direttore per l’opportunità.

Un buon inizio quindi per il progetto che, come ha raccontato Alessandra Rossi per Veneto Lavoro ha ampi margini di sviluppo per i detenuti . Da Venezia parte quindi il progetto pilota che poi sarà allargato a tutto il Veneto.

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