Un tesoro nascosto
Quando si pensa al Veneto, le immagini evocative della costa, delle Dolomiti e delle città d’arte sovrastano quasi sempre il panorama fluviale. Eppure, il fiume Sile, uno dei più lunghi fiumi di risorgiva al mondo, sta diventando un simbolo crescente del turismo lento, attirando appassionati di ciclismo e natura.
Le sue acque cristalline scorrono attraverso paesaggi incantevoli, offrendo scorci di campagna veneta, antiche foreste e biodiversità straordinaria, con avvistamenti di aironi, falchi pescatori e altri abitanti della fauna selvatica.
La storia del Sile è indissolubilmente legata a quella della famiglia Stefanato. Dal 1930, i membri di questa famiglia hanno avuto un ruolo fondamentale nella navigazione del fiume. Vittorio, figlio del barcaro Leo D’Amante, ha avviato l’attività di trasporto merci tra Venezia e Treviso. Con il passare degli anni e l’avvento del trasporto su gomma, il Sile ha perso la sua funzione commerciale, ma non la sua bellezza e il suo potenziale turistico.
Glauco, il barcaro del Sile
Glauco Stefanato, attuale barcaro della famiglia, sottolinea l’importanza di valorizzare il fiume: “Dobbiamo renderlo più bello e rispettoso, ricco di flora, fauna e storia. La nostra missione è far conoscere ai turisti l’ambiente e la gastronomia legati a questo corso d’acqua”.
Dal 1978, i tre fratelli Stefanato organizzano gite ecologiche, ospitando scolaresche, ambientalisti e turisti, per condividere la loro passione per il Sile e la cucina locale.
I turisti apprezzano enormemente queste esperienze. “Abbiamo molti austriaci che vogliono vedere come facciamo gli gnocchi di patate”, racconta Glauco. La gastronomia veneta, insieme all’immagine evocativa di Venezia, colpisce profondamente i visitatori. Il Sile non è solo un fiume, ma un viaggio nel cuore della natura e della cultura veneta, pronto a rivelare il suo fascino a chiunque sia disposto a scoprire le sue meraviglie.
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