Marco Polo e il monumento mai realizzato
Un grande assente nella sua stessa città. Marco Polo, il viaggiatore veneziano più celebre di tutti i tempi, non ha un monumento a Venezia. Eppure, nell’Ottocento, un progetto per celebrarlo esisteva. A raccontarlo è la mostra Una storia ottocentesca e una restituzione contemporanea, curata da Tiziana Plebani e allestita presso lo spazio Cultural Flow Zone di Ca’ Foscari Zattere, al Pontelungo.
L’evento, promosso nell’ambito delle celebrazioni per i 700 anni dalla morte di Marco Polo, ricostruisce le vicende di un’opera mai realizzata, attraverso documenti d’archivio e una riproduzione in 3D della statua che avrebbe dovuto svettare in campo Santo Stefano.
Un progetto dimenticato
L’esposizione si basa su una ricerca condotta tra gli archivi dell’Accademia di Belle Arti e del Comune di Venezia, con il contributo della Regione Veneto.
Emerge un dato sorprendente: negli anni Quaranta dell’Ottocento, il monumento a Marco Polo era stato fortemente voluto, tanto che lo scultore e docente Luigi Ferrari ne aveva già realizzato un progetto. Tuttavia, per ragioni legate ai mutamenti politici e culturali, l’iniziativa sfumò, lasciando spazio alla statua di Niccolò Tommaseo, che oggi domina il campo.
“Ci auguriamo tutti che Marco Polo non sia più il fantasma più presente nella città”, ha dichiarato l’assessore comunale all’Ambiente Massimiliano De Martin durante l’inaugurazione della mostra. “Ora va trovato un luogo, uno spazio civico importante, affinché possa essere ammirato e ricordato come merita.”
Tra memoria e oblio
La rettrice di Ca’ Foscari, Tiziana Lippiello, ha sottolineato il valore della ricerca. E anche l’anomalia di una città che non rende onore con un monumento a un personaggio celebrato persino in Cina. La mostra riflette sul complesso rapporto tra memoria storica e oblio: Marco Polo, ammirato in vita, fu poi dimenticato, per essere riscoperto e nuovamente messo da parte dalla retorica patriottica ottocentesca.
L’esposizione sarà aperta fino al 28 febbraio, dal lunedì al sabato dalle 10 alle 18 e la domenica dalle 15 alle 18. Un’occasione per riscoprire un’eredità culturale che merita di tornare alla luce.
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