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Taxi: scomparso il giro d’affari a Venezia

A Venezia è crisi per i tassisti. Perdite di quasi il 90%. Questo perché sono fermi il traffico aereo locale e quello delle crociere.

Il lavoro per i taxi è quasi scomparso da un anno in tutta la regione, ma è Venezia a piangere di più.

Tassisti in crisi a Venezia: ecco i numeri

Niente turisti, niente meeting aziendali o culturali e i taxi veneziani hanno visto crollare il loro fatturato. Le perdite maggiori sono state registrate da quelli più invidiati. Parliamo cioè dei taxi acquei, liberi di muoversi nel bacino di San Marco.

Per tenere la licenza in famiglia, c’è chi è stato accusato dai carabinieri di aver fatto carte false. Ora, dall’inizio della pandemia e prima ancora dall’acqua granda di novembre, il business si è esaurito fino a ridursi al 2%.

In terraferma le perdite sono quasi altrettanto drammatiche, ossia dell’87% anziché del 98, ma i ricavi sono sempre al di sotto della sopravvivenza. Non stiamo parlando di decine di operatori, ma di ben 370 titolari di licenza, 250 acquei e 108 su gomma, più altri di 12 che lavorano al lido.

I risultati sono emersi da un’indagine regionale su un campione di 122 tassisti realizzata dall’Ufficio studi della CGIA per conto di Radio Taxi Veneto Società Cooperativa tra il 22 febbraio e il 10 marzo di quest’anno.

Lo studio ha rivelato che le perdite sono legate al calo del 78% del traffico aereo negli aeroporti di Venezia e Treviso e all’azzeramento di quello crocieristico. Senza contare che il telelavoro ha fatto scomparire i congressisti. In cifre il comparto nel Veneto ha perso in un anno 61,3 milioni di euro, di cui 47.5 riguardante il veneziano.

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