Bonacini: Venezia può avere un turismo 365 giorni l’anno?

Vitorio Bonacini: Questa pandemia ci deve far riflettere come vogliamo imparare a gestire la nostra città e il suo turismo

Nella settima puntata di “Stanno facendo un 48”, programma condotto da Patrizio Baroni, abbiamo discusso del futuro del turismo insieme a Luigi Pasqualinotto, presidente del consorzio di promozione turistica di Jesolo Venice, Vittorio Bonacini, Presidente Associazione Veneziana Albergatori, Paolo Minchillo, commercialista. Dal Messico sono collegati Italo Sampablo, console onorario italiano a Playa del Carmen e pneumologo, Luca Risso, imprenditore Italiano e Xavier Martinez, direttore generale Hotel Sandos Playa del Carmen. Presidente Associazione Veneziana Albergatori Vittorio Bonacini

Dato il clima di Venezia è possibile avere un turismo più diluito?

“La pandemia ha colpito l’economia mondiale e in particolare quella europea e italiana, in determinate situazioni il turismo non può camminare, c’è una percentuale altissima di persone che sta posponendo l’idea di viaggiare, ed è la cosa più terribile.

Per quanto riguarda Venezia il turismo buono giunge nei mesi di marzo, aprile, maggio, giugno, settembre e ottobre. Fortunatamente abbiamo dei motori culturali come La Biennale, La Fenice, Ateneo Veneto, Salone Nautico di Venezia, ecc…

Perché non tutto l’anno? perché è impossibile, per quello che ho citato si concentra un turismo culturale, un turismo d’elitè, un turismo che ricerca in Venezia quello che è sempre stato in grado di offrire.

Questa pandemia ci deve far riflettere come vogliamo imparare a gestire la città. Siamo ancora disponibili a ricevere 40mila pendolari al giorno? Non è una difesa di categoria ma difesa della città, è un museo aperto a livello architettonico ma è anche una città viva se no si va a sgretolare il tessuto socioeconomico.

Quando c’è stata l’acqua alta del novembre 2019 mi sono sentito devastato per il silenzio delle istituzioni al dramma della nostra città anche dal punto di vista turistico.

Ho avuto la necessità di rappresentare al mondo quello che Venezia sta vivendo, siamo andati giù a Roma per una conferenza stampa con la stampa estera con più di 200 persone e abbiamo invitato i giornalisti stranieri a rendersi conto cosa è Venezia e perché si vive a Venezia.

Mancano molte informazioni, alcuni pensavano che Venezia fosse ancora allagata, ci hanno chiesto se avevamo bisogno di ospedali da campo o gommoni, vuol dire che in questo paese c’è qualcosa che non va”.

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