Vetro cotisso, ce ne parla Cristiano Ferro

Il vetro cotisso, una novità per l’isola di Murano, è un vetro prefuso molto utilizzato dalle piccole aziende. Ce ne parla Cristiano Ferro.

Il volume d’affari del distretto si aggira intorno ai 165 milioni di euro. Un volume che in realtà è paragonabile a quello di una media-grossa azienda, però si deve tener conto della specificità del distretto, che al 90% è composto da aziende che sorgono nell’isola di Murano. Una realtà molto piccola, frammentata.

Nell’Isola, storicamente, ogni azienda, anche quelle più piccole, producevano gli oggetti in vetro a partire dalla produzione della materia prima. Il vetro viene infatti creata a partire da un particolare tipo di sabbia, unita a degli ossidi minerali se come risultato finale si vuole del vetro colorato. Fino a 20 anni, ogni fornace portava queste sabbie a 1400 gradi di temperatura in modo che si liquefacessero, per poi lavorarle ad una temperatura di 1100 gradi. Per fare una fonduta ci vogliono circa 12 ore.

L’utilizzo dei materiali che donano una colorazione unica al vetro di Murano è in alcuni casi pericoloso, motivo per cui oggi alcune aziende più grosse, che hanno maggiore possibilità di fare delle fondute, creano del vetro semilavorato, ovvero delle bacchette che vengono poi lavorate una seconda volta al lume o in fornace. Questo vetro si chiama vetro cotisso, un vetro prefuso, venduto ad aziende più piccole, che quindi possono risparmiare da un punto di vista di personale e di energia elettrica.

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