Criticità nel carcere di Santa Maria Maggiore
Lo scorso primo marzo, una delegazione composta da ONG si è recata alla Casa Circondariale Santa Maria Maggiore di Venezia per verificare le condizioni dei detenuti al suo interno. La decisione di entrare del carcere è avvenuta a seguito di episodi di ribellione e aggressione dei detenuti, nati a causa delle condizioni di detenzione. L’ospite di oggi è Samuele Vianello, segretario dei radicali di Venezia, uno dei protagonisti della delegazione entrata nella casa circondariale.
A proposito della situazione riscontrata all’interno di Santa Maria Maggiore, Samuele racconta: “La situazione all’interno della casa circondariale di Venezia è peggiore rispetto alla media degli istituti che abbiamo visitato in Veneto. In particolare, per quanto riguarda il sovraffollamento, si riscontra una situazione ancora peggiore. Il tasso di sovraffollamento a Venezia tocca quasi il 130%, mentre, la media nazionale è del 120. Anche la situazione di sotto organico, sia degli operatori che degli agenti di polizia penitenziaria, è grave. Manca quasi il 20% degli operatori previsti in pianta organica e anche le ore messe a disposizione per gli psicologi e gli psichiatri sono esigue. È inevitabile, quindi, che capitino degli episodi difficili e tristi come questi.”
Grande sforzo da parte delle direzioni carcerarie ma ancora presenti criticità legislative
Continua: “Il 98.5% dei detenuti a Venezia fa uso di psicofarmaci per fragilità psicologiche e psichiatriche preesistenti o sorte durante la detenzione. Alcuni di loro sono incompatibili con il regime penitenziario. C’è da dire, però, che non c’è spazio negli istituti di custodia attenuata per il trattamento di tossicodipendenti (ICATT) o nelle residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (REMS). Sono istituti che sono dedicati alle persone che, per precise fragilità psicologiche o psichiatriche, sono incompatibili con il regime Penitenziario.”
“È un luogo il carcere, quindi, in cui si annichilisce la speranza e in cui, l’articolo della Costituzione che prescrive il fine rieducativo della pena, di fatto muore all’interno degli istituti. Questo avviene nonostante gli sforzi encomiabili delle direzioni che fanno di tutto, nonostante le scarsissime risorse, per migliorare la situazione. Bisognerebbe investire in modo radicalmente diverso nella rieducazione e nella riabilitazione perché ne va della sicurezza dei cittadini.”
Le direzioni delle carceri fanno l’impossibile per cercare di mitigare le condizioni della popolazione carceraria. A proposito di ciò, Samuele Vianello spiega: “A differenza di quello che disse l’assessora Donazzan in relazione alla popolazione carceraria, definendola “la peggiore umanità”, noi, quando visitiamo gli istituti, osserviamo solo tantissima umanità. Penso che i detenuti siano coscienti degli sforzi che attuano i dirigenti e i direttori. Sono altresì coscienti del fatto che la loro situazione non viene considerata. Di fatto la politica si disinteressa al tema, salvo poi fare le campagne inutili per riforme del sistema penitenziario o di quello penale. Si percepiscono questi sforzi, ma sembra quasi che il legislatore nazionale faccia di tutto per impedire qualsiasi tipo di miglioramento della situazione attuale.”
La situazione della Giudecca
Si è passati poi a parlare della casa di reclusione femminile della Giudecca, le parole del segretario dei radicali di Venezia: “La situazione della Giudecca è positiva. Non è un istituto sovraffollato ma nel quale, comunque, vi sono delle carenze da un punto di vista in pianta organica degli agenti polizia penitenziaria. È un istituto che è inserito perfettamente nel contesto cittadino in cui si trova: è una felice eccezione rispetto alla media degli istituti nazionali.”
“I tassi di recidiva, ossia quante persone escono dal carcere e tornano delinquere, all’interno dell’Istituto, sono inferiori rispetto alla media nazionale. Questo dimostra in modo molto evidente che se si ripensa all’esecuzione penale come una misura rieducativa e riabilitativa si ottengono i risultati migliori.”
Il ruolo delle amministrazioni locali nel settore sanitario e scolastico nelle realtà carcerarie
“Un altro punto focale è quello della rieducazione e del reinserimento culturale. Quest’ultima è una competenza regionale, quindi, quando a breve si aprirà una scuola secondaria di secondo grado all’interno della casa circondariale di Venezia, sarà anche compito della Regione fornire personale e monitorare la situazione. Però, da questo punto di vista manca un investimento serio e strutturale. Invece, per quanto riguarda il comune, recentemente si è estesa la possibilità, per le amministrazioni locali e gli enti pubblici, di dare borse lavoro ai detenuti o di sviluppare attività di volontariato all’esterno degli istituti. Gli enti e le amministrazioni locali, quindi, hanno diverse possibilità di dare borse lavoro e promuovere attività di volontariato. Spesso, però, gli stessi consiglieri comunali e i sindaci non sono a conoscenza di tutto ciò.”
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