Non arrivano disposizioni da Roma e Luca Zaia anticipa il governo imponendo la chiusura dal 19 dicembre al 6 gennaio dei confini comunali a partire dalle 14, una sorta zona arancione ha detto. Inoltre il sindaco di Padova chiuderà il centro città dalle 10 alle 19 per tutto il fine settimana
Il bollettino di Zaia
Sono 3.063.715 il numero di tamponi effettuati, 1.457.511 i tamponi rapidi eseguiti da inizio pandemia. Oggi ci sono 4.402 nuovi positivi, con una percentuale del 7,5%. Gli attualmente positivi sono95.779, i ricoverati 3.331, dei quali 378 più 6 in terapia intensiva e 2.953 più 8 nei reparti non critici. I morti totali sono 5.161 più 92
Nuove restrizioni
“La soluzione che propone il Veneto va dal 19 dicembre al 6 di gennaio con una serie di provvedimenti: negozi aperti fino alle 21 e chiusura dei confini comunali dalle 14, in modo da distribuire il flusso commerciale, così da evitare la commistione di due popolazioni e non una restrizione dolorosa dando una risposta di tipo sanitario.
Soluzione che ha delle deroghe, ovviamente. Io penso che sarà un’ordinanza di questo tipo quella che presenterò per il Veneto. Si tratta di una sorta di zona arancione ridotta. Perfezioneremo questa ordinanza e poi la invieremo al ministro Speranza per l’intesa prevista per legge, penso di presentarla domani alla cittadinanza. Nell’attesa che il governo prenda misure nazionali, dobbiamo metterci in sicurezza cercando di tutelare il più possibile le libertà personali” afferma Zaia.
Zona Gialla
“Noi siamo ancora in zona gialla e il governo sta adottando delle misure che, sono sincero, per me non sono ancora chiare” chiarisce Luca Zaia. “Stiamo anche attendendo per capire cosa decide il governo per i ristori, ma intendiamo ristori alla tedesca. Davanti ad un’incertezza che è palpabile con una discussione nazionale ancora in atto, ripeto che vorrei evitare di assumere provvedimenti regionali, proprio per poter usufruire dei ristori nazionali.
La situazione epideologica di oggi però ci dice che abbiamo un terzo in più di ricoveri rispetto a marzo. Questa è la situazione epidemiologica che ci preoccupa anche se è pur vero che riusciamo a gestire la pressione ospedaliera sia dei ricoveri nelle aree non critiche che nelle terapie intensive e non si può dire che la nostra sanità è una macchina scassata, non lo merita la sanità e nemmeno chi ci lavora”.