Un’isola tra passato e presente
Venezia, la città sospesa sull’acqua, cela tesori naturali spesso ignorati dalle folle di turisti. Tra questi, l’isola del Bacàn è un luogo unico, testimone di una trasformazione sorprendente negli ultimi anni. Situata tra Sant’Erasmo e il porto del Lido, questa lingua di sabbia è diventata un esempio del rapporto complesso tra la laguna veneziana e il sistema Mose.
Un tempo, il Bacàn era visibile soltanto nei mesi estivi, quando il calo delle maree permetteva alla terra di riaffiorare. Durante l’inverno, invece, l’isola scompariva completamente sotto la superficie del mare. Tuttavia, con l’entrata in funzione del Mose, il paesaggio ha subito una metamorfosi inaspettata.
Le dighe mobili, progettate per difendere Venezia dall’acqua alta, hanno stabilizzato i livelli della laguna, favorendo la deposizione naturale di sedimenti attorno all’isola.
Il ruolo del Mose
Oggi, il Bacàn è una realtà permanente: una piccola isola di circa 260 metri di lunghezza che rimane visibile tutto l’anno. Grazie alla protezione dalle onde e alle mareggiate ridotte, la sabbia e i depositi organici si accumulano, dando vita a un habitat in crescita.
La vegetazione spontanea ha cominciato a colonizzare il terreno, e con essa anche diverse specie di fauna hanno trovato un rifugio sicuro.
Questo fenomeno non era stato previsto dagli ingegneri del Mose, che ora osservano il Bacàn come un esempio di “effetto collaterale positivo”.L’intervento umano, pur progettato per altre finalità, ha offerto una seconda vita a questa piccola isola, rendendola un tassello fondamentale per l’equilibrio della laguna.
Un fascino naturale
Il futuro del Bacàn potrebbe riservare nuove sorprese.
L’isola, con il suo fascino selvaggio e il silenzio tipico dei luoghi nascosti, potrebbe diventare una meta ideale per chi cerca un contatto autentico con la natura lagunare, lontano dalla frenesia del centro storico veneziano. Un angolo dove l’acqua e il tempo si incontrano, raccontando una storia di resilienza e rinascita.
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