Alessandro Pattaro e le criticità del nostro territorio

L'ingegnere Alessandro Pattaro espone il livello di criticità veneziano in quanto territorio lagunare, con una piccola critica ai veneziani

Alessandro Pattaro, intervistato dall’avvocato Paolo Dalla Vecchia, parla delle criticità del nostro territorio. Ci dice, inoltre, a quale indice di pericolo corrisponde la laguna di Venezia.

Alessandro Pattaro: “Territorio a pericolo idraulico 1”

Paolo Dalla Vecchia: “La partecipazione attiva dei cittadini attraverso i contratti di fiume è uno strumento nuovo che avvicina l’idraulica alle nostre popolazioni. Ricordiamo che la zona in cui viviamo è di bonifica, con un territorio a livello del mare che ha molte criticità e molti problemi in caso di eventi alluvionali. Quali sonno queste criticità?”

Alessandro Pattaro: “Anche prima del PGRA il territorio veniva assegnato di default, in quanto territorio depresso e a deflusso meccanico a un pericolo idraulico 1, cioè moderato.

L’essere a deflusso meccanico conferisce di per sé un elemento di criticità. Ci siamo insediati in un territorio pianeggiante, il cui deflusso va garantito da alcuni strumenti che possono non sempre funzionare adeguatamente. La maggior parte della popolazione si è insediata poco.

Criticità anche riconducibile, in parte, ai veneziani

Nel veneziano c’è una criticità idraulica anche, in qualche modo, riconducibile ai veneziani. Noi abbiamo il mito della gestione idraulica del territorio veneziana. I veneziani infatti hanno dato discendenza a grandi ingegneri, tra i quali anche il professor Luigi D’Alpaos e Marco Fornaro.

Il vizio d’origine però è il fatto che i veneziani siano più interessati alla tutela della laguna di Venezia, piuttosto che alla gestione dei corsi d’acqua maggiori o minori. Quindi fin dal 1500 venne generato un piano d’inversione dei corsi d’acqua. In questo piano venne deviata la Brenta, la Piave e altri corsi d’acqua con lo scopo di proteggere la laguna di Venezia”.

Paolo Dalla Vecchia: “Non si può tuttavia dare colpe ai veneziani se poi Mestre è cresciuta così velocemente negli anni 50 e 60, con una pianificazione anche disordinata”.

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