Alluvione in Veneto: il punto con l’esperto

La recente alluvione nel Veneto ha causato l'esondazioni di fiumi, evidenziando la necessità di strategie di gestione idrogeologica e raccogliere acqua per periodi di siccità

In questa puntata di “Una Voce Forte” il nostro conduttore Riccardo Cecconi ha trattato l’argomento scottante della forte alluvione che ha investito il Veneto, intervistando un esperto.

L’utilizzo dei bacini di laminazione durante l’alluvione in Veneto

Negli ultimi giorni ci sono state delle fortissime precipitazioni e tra mercoledì e giovedì il Retrone e il Bacchiglione sono esondati in più zone della campagna vicentina. Ma anche altre aree, fra cui il padovano e Abano Terme, hanno visto la stessa sorte.

Zaia ha citato molteplici volte nelle sue interviste l’utilizzo dei bacini di laminazione. Questi sono serbatoi temporanei per accogliere l’acqua di troppo, per scaricarle in seguito con una portata molto bassa in fiumi o bacini.

Una parte della città di Vicenza, nonostante l’utilizzo di questi mezzi di raccolta di acque, è finita sott’acqua. Sono zone che non hanno mai rischiato un’inondazione, ma queste sono immagini a cui ormai tutti siamo abituati, nonostante l’atipicità del fenomeno.

Il rischio idrogeologico e il necessario miglioramento della gestione territoriale nazionale

L’ospite di questa puntata è Daniel, agronomo e volontario della Protezione Civile. Ci parla del rischio idrogeologico, ormai un dato di fatto per il Veneto e per tutta l’Italia. Vicenza in questi giorni si è avvicinata a subire una vera e propria alluvione, questa emergenza ci riporta al tema della gestione idrogeologica nazionale.

I bacini di laminazione, vasche costruite attorno alla città, hanno funzionato nella maggior parte delle condizioni, afferma l’agronomo. Ma, quelle che sono presenti sono sufficienti a gestire un volume che è minore rispetto a quello ricevuto in questi giorni. Ci evidenzia che questa è la conseguenza del cambiamento climatico, perchè la quota di precipitazione annua è sempre la stessa negli ultimi 30 anni, ma è l’intensità degli eventi che muta.

Ci spiega, infatti, che esistono periodi largamente siccitosi durante i quali non avvengono precipitazioni, ma in seguito si affrontano una precipitazione dal volume tipico di 30 giorni, ma distribuito in soli 3, divenendo così un’alluvione. I bacini costruiti negli ultimi 50 anni, esplica Daniel, non sono più sufficienti per gestire i volumi di oggi. Quindi, c’è bisogno di una pianificazione e gestione territoriale più mirata.

Risanamento idrogeologico e le strategie per affrontare la siccità estiva

Daniel ci parla anche della siccità estiva che sta colpendo il Veneto negli ultimi anni. Afferma, dunque, la necessità di agire mediante interventi che vadano a compensare la mancanza di acqua estiva. Un suo suggerimento sarebbe quello di raccogliere l’acqua delle alluvioni invernali per tenerla da parte per i periodi di siccità. Le alluvioni, afferma l’sopite, sono una cosa normale nei nostri contesti, ma deve esser gestita.

La cementificazione nelle zone agricole non aiuterebbe, ma le aziende agricole oggi sono strutturate senza zone forestali che fanno da spugna. Il sistema di coltura intensiva ed estensiva ha come contropartita l’eccessiva ritenzione di acqua. Quello che andrebbe fatto, a suo parere, e che già stanno facendo in Veneto, è aumentare i bacini di laminazione e strutturarli secondo quelle che sono le necessità di oggi, ma anche rendendoli funzionali ad essere dei bacini di contenimento. Ci devono essere, quindi, soluzioni a lungo termine.

La Protezione Civile in questo momento è attrezzata ed è continuamente formata per gestire queste situazioni critiche.

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