Il centro Tom di Santa Maria di Sala ha già deciso di non riaprire i battenti lunedì 18 maggio e c’è il rischio che chiuda per sempre. Il problema principale – ha spiegato alle organizzazioni sindacali l’amministratore delegato Luigi Ardizzoni – è proprio la sicurezza dei nostri dipendenti e dei clienti. In caso di malattia, con le leggi attuali, la responsabilità ricadrebbe sul centro Tom.
Centro Tom
Detto questo il grande magazzino si dibatteva già in acque agitate prima dell’emergenza Covid. Da settimane l’attività del centro era fortemente rallentata. Le aziende che erano in locazione all’interno del Tom hanno sospeso il pagamento dell’affitto. Questo ha avuto ripercussioni su alcuni obblighi verso il personale che è interamente, dal 12 marzo, in cassa integrazione, e verso alcuni fornitori.
La sanificazione
Ora le nuove le linee guida – ha dichiarato Ardizzoni non sembrano compatibili con la struttura. I costi fissi sono molti alti per una struttura così grande che potrebbe accogliere soltanto il 20% dei clienti che ospitava prima della pandemia per non superare la soglia di un cliente per ogni commesso. Inoltre almeno il 50% dei capi è destinato a rovinarsi con le modalità di sanificazione richieste, dice la direzione, e questo è un problema che sta togliendo il sonno a tutti i commercianti di abbigliamento.
Cassa integrazione
Gli addetti sono senza versamenti da febbraio, non hanno ricevuto neanche la cassa integrazione in deroga, come altri lavoratori che devono attendere i tempi tecnici. In questo caso la proprietà ha fatto sapere «che è illegale anticiparla, le linee guida della Regione non lo permettono. Ma ci auguriamo che il governo e l’Inps risolvano al più presto questa situazione». Insomma sembra lontanissimo il 29 ottobre del 2016 quando lo sceicco Yousef Al Bahar, emiro della famiglia reale di Dubai, aveva acquisto l’80% delle quote del centro e aveva annunciato innovazione tecnologiche a partire dalle prove virtuali dei capi attraverso il computer.