A Venezia nasce una querelle che ha al centro un’opera d’arte islandese trasformata in moschea. Stamane è stato inaugurato nella chiesa Santa Maria della Misericordia, nel sestiere Cannaregio, il padiglione islandese dove l’artista svizzero Christoph Buchel ha allestito una moschea con tappeti orientati verso la Mecca per protestare contro l’islamofobia. Le polemiche sono esplose perché in realtà la moschea può anche essere frequentata e il Comune invece fa sapere che non ha autorizzato l’apertura di luoghi di culto, mentre l’Imam di Venezia Mahammed ha detto che è un luogo di preghiera aperto a tutti.
Il patriarcato di Venezia precisa che l’edificio in questione, chiuso al culto, non appartiene più a realtà ecclesiastiche ma è proprietà di privati dal 1973. Per ogni utilizzo diverso dal culto cristiano cattolico va richiesta autorizzazione all’autorità ecclesiastica indipendentemente da chi, al momento, ne sia proprietario; tale autorizzazione, per questo specifico sito, non è mai stata richiesta né concessa.
Nello scorso mese di febbraio, inoltre, era stata richiesta al Patriarcato di Venezia la concessione di altri edifici sacri situati in città da mettere a disposizione per questa stessa installazione artistica; tale concessione non fu accordata per le stesse motivazioni che oggi vengono qui confermate.
La singolarità dell’intervento proposto – ora realizzato nella chiesa di S. Maria della Misericordia – comportava, infatti, maggiore attenzione e richiedeva il coinvolgimento delle comunità religiose interessate e non solo la valutazione dell’intervento artistico e l’eventuale autorizzazione all’uso di uno spazio, a chiunque esso appartenga. La scelta di usare una chiesa chiusa al culto – e di proprietà non più ecclesiastica – non risolve questo aspetto, ma lo ignora. L’intervento così attuato ricade su componenti della città che avrebbero dovuto essere maggiormente coinvolte per meglio condividere un’esperienza che ha risvolti sociali, culturali e religiosi, anche nella prospettiva di accrescere le relazioni cordiali e la serena convivenza tra quanti vivono e frequentano Venezia, per eccellenza città dell’incontro tra culture e fedi differenti.