Coronavirus: i negozi di abbigliamento rischiano di scomparire e si tratta di quasi 115 mila punti vendita e 313.000 addetti. Il grido d’allarme è di Giancarlo Gabriel, presidente della federazione Moda Italia della Confcommercio del Veneto. La disperazione è palpabile nel settore per il semplice motivo che in questo momento ai negozianti stanno scadendo le rate di acquisto delle collezioni che avevano comprato in gennaio per la stagione primavera-estate. Non hanno, però, ancora venduto nulla e anzi almeno i capi primaverili sono destinati a rimanere nelle vetrine.
Chi ha capitali e magazzini come nel caso delle grandi catene di distribuzione può anche permettersi di saltare una stagione. Un esempio è Oviesse che sembra abbia deciso di ritirare la merce e di riproporla il prossimo anno, ma i piccoli commercianti non hanno la stessa forza finanziaria.
A preoccupare i dettaglianti veneziani, ma la situazione non è certamente diversa per i negozi di tutta la regione, sono anche altri costi fissi come i canoni d’affitto. Nel centro storico veneziano si parla di svariate migliaia di euro al mese per certe location.
Coronavirus
La Confcommercio è comunque una grande confederazione e Giannino Gabriel ha assicurato che in questo momento l’organizzazione di categoria si sta impegnando per ottenere la sospensione o la rinegoziazione dei contratti di locazione e di quelli con i fornitori. “Si tratta di interventi legislativi senza precedenti – osserva il presidente veneto di Federazione Moda Italia – Sono misure che necessitano, in alcuni casi, stante la vigenza in materia di principi di diritto comunitario, di ricevere il nullaosta da parte dell’Unione Europea e, per quanto concerne molti contratti con fornitori stranieri, di eccezioni allo stesso diritto internazionale privato: obbiettivi tutt’altro che semplici e scontati”.