Il servizio dipendenze, il Ser.D., dell ULSS 3 Serenissima ha registrato un aumento del 30% di adolescenti che chiedono aiuto. La domanda ha cominciato a salire durante l’isolamento imposto dal covid e non accenna a scendere neanche in questi mesi in cui l’emergenza è rientrata. I ragazzi arrivano davanti ai centri veneziani in piena crisi e centra anche l’abuso di alcool.
Alcool
Non hanno mai smesso di cercare lo sballo nei due anni di pandemia, anche con i bar chiusi e l’età di iniziazione è scesa. Quella ufficiale si aggira sui 14 anni, ma ci sono pre adolescenti di 12-13 anni che si aggregano ai gruppi di ragazzi per le bevute serali.
Ci sono supermercati che non chiedono i documenti e lo sballo inizia con le lattine. Poi arrivati ai 17 anni, è difficile per chi serve alcolici al banco, distinguere i maggiorenni da chi non lo sono.
Cosa dicono i medici
I medici spiegano l’abuso di alcool non come una ricerca di piacere, ma come una sofferenza, come uno di quegli attacchi al corpo a cui ricorrono gli adolescenti ossia gli atti autolesionistici, i tagli sul corpo, i disturbi alimentari e l’alcool , una volta ingerito in quantità eccessive, finisce per provocare danni neurologici su chi si sta formando il sistema nervoso.
Questa la visione dei medici, i ragazzi invece, non riconoscono la dipendenza dall’alcool, ma solo quella da droghe pesanti. Non ammettono intenti autodistruttivi in una bevuta di gruppo, ma tendono a vedere lo sballo come una un’azione socializzante.
Alcune ragazzine dicono di bere senza mangiare per non ingerire troppe calorie e per alcuni parte la spirale della dipendenza. Da più parti si invocano campagne culturali, come si era cominciato a fare con successo negli anni 80 per le sostanze stupefacenti.
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