Alessandro Destro: “Il pescato va nei mercati ittici più vicini delle nostre valli da pesca. Quello che ho studiato nel redarre la tesi di laurea può essere una nuova tipologia di sostegno economico. Si può creare un circolo innanzitutto con l’apporto anche di acqua dolce dall’entroterra e dall’interno del territorio con la pesca sportiva e quindi creare un introito di questo tipo. Ma il pescato può essere un marchio di fatto della Laguna di Venezia: un marchio laguna sud, un marchio laguna nord oppure un marchio proprio di un consorzio fatto dalle varie valli da pesca.”
Gli scenari in ambito di innalzamento maree
“Il rapporto con il territorio è di fatto un pescato di qualità. I ristoranti nell’entroterra hanno un loro circolo nel mercato ittico. Questo si può ricollegare con il progetto che abbiamo fatto con la professoressa Cipriani nella tesi. Abbiamo preso due scenari in ambito di innalzamento maree: uno scenario di resistenza all’acqua che si sta innalzando purtroppo lo vediamo anche in questi ultimi anni e uno scenario di resa all’acqua.”
Lo scenario di resistenza all’acqua
“Lo scenario di resistenza è stato studiato nella Laguna di Venezia perché Venezia ha sempre cercato di resistere a qualsiasi tipo di novità, lo pensiamo anche in architettura. La novità nel rinascimento era Palladio che costruisce nelle periferie. Costruisce a San Giorgio, costruisce nel Redentore, costruisce a San Francesco della Vigna. Non costruisce nel centro storico di Rialto, non costruisce all’interno della città storica. Quindi, pensando a Venezia come una qualsiasi forma di resistenza e per non rovinare un territorio con l’innalzamento delle maree, nella laguna di Venezia abbiamo pensato uno scenario di resistenza con il cambio clima.”
A cosa può portare questo scenario?
“Uno scenario di resistenza può portare a un innalzamento delle arginature, a un Mose che speriamo funzioni e che speriamo continui a reggere le maree straordinarie e un’economia del territorio. L’abbiamo visto anche con la pandemia. Nel momento in cui avevano iniziato a riaprire un po’ le attività solo per asporto, il cittadino si è riavvicinato al pescato locale, piuttosto che a qualcosa di più industrializzato e di intensivo. L’allevamento intensivo si può fare, però il pesce invece che crescere in tre anni, cresce in sei mesi, ma le sostanze e i mangimi che vengono dati al pesce fa diminuire la qualità del pescato.”
Lo scenario ipotetico di resa controllata all’acqua
“Uno scenario invece ipotetico di resa controllata all’acqua è il ritorno all’elasticità di ritrasformare certe aziende agricole che sono a ridosso della gronda lagunare, soprattutto nella bassa friulana, ma anche del Delta del Po, che hanno problemi già con il cuneo salino per l’andamento dell’agricoltura. Trasformare quindi piccole porzioni di queste aziende agricole in allevamento ittico di qualsiasi tipo.”