“Ezio Bosso. Le cose che restano” al cinema fino a mercoledì

È arrivato nelle sale e rimarrà fino a domani un documentario musicale commovente, appassionato, toccante, corredato di una musica meravigliosa: la sua.

Ezio Bosso è stato molte cose: compositore, pianista, direttore d’orchestra, un affamato di vita e di musica.

“Ezio Bosso. Le cose che restano” in sala dal 4 al 6 ottobre

Applaudito all’ultima Mostra di Venezia, dove è stato presentato in anteprima fuori concorso, arriva ora dal 4 al 6 ottobre in sala con Nexo Digital “Ezio Bosso. Le cose che restano”. È un documentario di 104 minuti, in cui si raccoglie e si concentra l’arte dell’amato musicista.

Scomparso il 14 maggio 2020 a 48 anni per l’aggravarsi della malattia neurodegenerativa da cui era affetto dal 2011, Ezio Bosso si trova ancora nelle sue note. Lo si ascolta nella sua completezza di sinfonie, composizioni, colonne sonore. E poi insieme alle testimonianze di tanti amici, familiari, collaboratori, nelle sue stesse interviste.

Ci sono gli inizi, il contrabbasso, il jazz, il teatro, poi il pianoforte adorato e le orchestre dirette, la partecipazione nel 2016 al Festival di Sanremo, con la sua lezione di musica e vita indimenticabile.

Un film motivazionale? “Senza dubbio. È proprio questa – ha sottolineato il regista Giorgio Verdelli – la potenza del documentario. In ogni cosa che abbiamo scovato, documentato, c’è sempre questo messaggio: la musica soprattutto, nonostante tutto, la perseveranza, la tenacia, il talento esercitato ad ogni costo. Spero sia di riferimento per i giovani, quelli che vogliono lavorare nella musica ma in generale per tutti. La storia di Bosso ne è un esempio”.

Il film, prodotto da Sudovest Produzioni, Indigo Film con Rai Cinema, è una full immersion nel mondo di Ezio Bosso, ma è anche uno “spaccato della Torino inedita, creativa, poco vista al cinema degli anni ’80 – ’90. Le location sono state importanti per questo film: oltre Torino, anche le Langhe, Londra, dove era direttore di ‘The London String’, e Bologna, dove abitava”, ha detto il regista Vardelli.

Si tratta di un documentario musicale commovente, appassionato, toccante, corredato di una musica meravigliosa: la sua. “E’ stata una sfida difficile, dal punto di vista tecnico ma soprattutto emotivo” ha spiegato all’ANSA il regista.

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