Preoccupazione per i lavoratori del Fondaco
Nel 2025 Venezia vedrà la chiusura del Fondaco dei Tedeschi, uno dei simboli contemporanei del lusso cittadino, dopo che DFS, filiale italiana del gruppo LVMH, ha deciso di non rinnovare il contratto di affitto in scadenza. La notizia, comunicata senza preavviso, ha scosso i 226 dipendenti coinvolti e le loro famiglie, ma anche l’intera comunità veneziana.
Nicola Pegoraro, segretario generale della Fisascat Cisl Venezia, ha espresso profonda preoccupazione per l’impatto che questa decisione avrà sui lavoratori e sul tessuto sociale della città.
“Questa è una notizia bruttissima per Venezia: 230 lavoratori richiamati a una lettera di licenziamento collettivo, con tutto l’indotto. Pensate a 500 famiglie che ora si trovano in bilico,” ha dichiarato Pegoraro. “Abbiamo richiesto un incontro urgente al Comune di Venezia per garantire ammortizzatori sociali e trovare soluzioni concrete con l’azienda. Non è accettabile che si facciano profitti in Italia e poi a pagare siano sempre i lavoratori.”
La richiesta di soluzioni condivise
Anche l’assessore al turismo del Comune di Venezia, Simone Venturini, ha manifestato amarezza per la modalità con cui è stata gestita la comunicazione. “Siamo molto preoccupati e amareggiati per la scelta di DFS. Non ci è stata data alcuna possibilità di individuare soluzioni alternative. I lavoratori non sono numeri: 220 famiglie rischiano di essere lasciate a casa con una lettera, ed è una situazione per noi impensabile,” ha sottolineato Venturini.
“Il Comune ha già convocato le organizzazioni sindacali e collaborerà con la Regione Veneto per tutelare al massimo i diritti dei lavoratori ed evitare che questa decisione abbia conseguenze drastiche.”
L’amministrazione locale e le parti sociali si preparano a intraprendere ogni strada possibile per affrontare questa crisi, nella speranza che il Fondaco dei Tedeschi possa trovare una nuova destinazione, preservando la sua storia e il suo ruolo nella vita di Venezia.
GUARDA ANCHE: Fondaco dei Tedeschi, l’incerto futuro dei lavoratori