Giovanni Leoni: spiega la situazione attuale sul covid-19

Cosa sta accadendo nel veneziano sul fronte del contagio? Ne parliamo con il presidente dell'Ordine dei medici di Venezia Giovanni Leoni

Giovanni Leoni, vicepresidente nazionale dell’ordine dei medici e presidente dell’ordine dei medici di Venezia. I contagi nelle ultime 24 ore sono 500, 300 in più rispetto a ieri.

Giovanni Leoni: la situazione covid-19

“Io penso che l’Italia, in particolare il Veneto, hanno avuto un comportamento esemplare per quanto riguarda il contrasto alla pandemia.

Ci siamo arrivati anche noi progressivamente, ma se guardiamo come si comportano i paesi in Europa e nel mondo in generale, abbiamo da insegnare qualcosa. Basta che questi paesi sia disposti ad accettare la nostra esperienza.

Questo non lo dico diciamo su opinioni personali, ma su opinioni di giornalisti che mi ha intervistato, per capire come ci comportiamo qui in Italia.

Per quanto riguarda il Veneto, in particolare la situazione di adesso, siamo all’avanguardia come numero di tamponi (di tipo bio-molecolare).”

Il contagio

“Dall’altra parte della diffusione del contagio, vi è numero un basso di pazienti nelle terapie intensive, al il contrario di quello che succedeva a marzo-aprile.

Dobbiamo però, bloccare la progressione del contagio. La ripresa dell’uso delle mascherine dev’essere di monito, perché la situazione deve essere monitorata attentamente ma ci dev’essere la condivisione da parte della popolazione.

Secondo il professor Palù, che è stato anche ordinare microbiologia, dal punto di vista scientifico il virus si adatta all’ospite per la sua sopravvivenza personale.

Il virus è un organismo intracellulare, è un parassita, se uccide l’ospite muore lui stesso. Il virus è completamente differente da quello dell’influenza.

Fino ad ora, nella normale influenza, non abbiamo mai avuto problemi di danni polmonari, visibili con una tac al torace.”

La verità emersa dalle autopsie

“È stato accertato, dall’anatomia patologica, che la base dei danni in polmonite interstiziale, analizzati nei cadaveri della Lombardia, hanno aperto la strada a quella che è la fisiopatologia di questa malattia.

All’inizio era proibito fare autopsie, ma solamente con le autopsie si capisce poi come si evolve la malattia e cosa bisogna fare per contrastarla. Nei prima 50 casi di autopsia si è riscontrato che i pazienti erano affetti da polmonite interstiziale.

Ma dopo una serie di studi è emerso che il problema non risiedeva nei polmoni ma nell’apparato cardiovascolare e solo dopo arriva ai polmoni. Sono le microtrombosi venose, non la polmonite a determinare il decesso.

Così è stato introdotto l’uso dell’eparina (anti coagulante) nella terapia di questi pazienti affetti dal covid-19, soprattutto con gli stadi più avanzati.”

La situazione negli ospedali

“Ora anche nell’ospedale dove lavoro, i casi di covid-19, sono per il momento più o meno isolati, e il morale del personale è assolutamente alto, sono tutti molto motivati.

È proprio nei momenti più tristi che si vede la vera stoffa del professionista e noi siamo tutti quanti ben decisi a fare il nostro lavoro.

Le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziali) sono state fondamentali nella fase acuta della pandemia, ovviamente prima c’è stata una fase di studio e di indottrinamento.

Ora vediamo come sarà l’evoluzione sulla base di quelli che sono i dati che vengono condivisi giorno per giorno.

Ricordo che non c’è solo www.epicentro.iss.it, dove vengono racchiusi i dati nazionali. Dopo c’è  l’azienda zero, dove ci sono i dati analizzati giorno per giorno per la nostra evoluzione.”

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