Perdere 50 kg in 7 mesi, caricare per 15 notti di cadaveri i forni crematori, staccare gli ebrei morti avvinghiati gli uni agli altri nella camera a gas. Questo è parte di ciò che toccò a Dachau tra il 1944 e il 1945 a un ventiduenne varesino che aveva la sola colpa di essere un soldato italiano catturato ad Atene dopo l’8 settembre 1943. Sarà lui stesso, oggi 93 anni, a raccontarlo venerdì 15 gennaio alle 20,45 a Mestre al Centro Polifunzionale Lux (piazza Carpenedo) su invito dell’Associazione culturale La rotonda. Un racconto emerso solo recentemente, dopo 60 anni di totale silenzio anche in famiglia su un angoscioso passato vissuto nel campo di concentramento.
Dalla storia di Enrico Vanzini è nato un documentario che il pubblico vedrà prima di sentire la viva voce del protagonista, presentato da Roberto Brumat coautore della biografia L’ultimo sonderkommando italiano (Rizzoli) e regista del video più volte trasmesso da Raistoria.
Enrico Vanzini, protagonista della testimonianza che vive vicino a Cittadella (Pd), ripercorrerà quei 7 mesi scanditi da fame, bastonate, stragi a cui assistette. Non prova rancore, e forse è proprio questo che gli permette di parlarne, soprattutto ai giovani che lo ascoltano nelle tante scuole da lui visitate da quando è riuscito a vincere il dolore del ricordo. Liberarsi di quel peso è per lui come tornare a vivere; la terribile esperienza che gli ha tanto duramente segnato l’anima oltre che il corpo, nel suo racconto diventa prezioso monito perché drammi del genere non si ripetano mai più.