L’Italia è al ventesimo posto nella classifica mondiale della conoscenza dell’inglese in azienda e spesso il personale è più preparato dei manager!
L’Italia è ventesima, a livello globale, per quanto riguarda la pratica della lingua inglese sul posto di lavoro, con un livello medio equivalente al B1 del quadro europeo di riferimento. Lo rivela uno studio presentato da EF Corporate Solutions, una società specializzata in formazione linguistica aziendale, condotto su 510mila persone, appartenenti a 2.078 diverse imprese.
Le prime cinque della lista sono tutte nazioni europee (e “nordiche”), a cominciare dai Paesi Bassi, con un punteggio pari a 73,83, poi Danimarca (72,58), Svezia (71,71), Norvegia (71,27) e Finlandia (69,18), a fronte del 58,61 del nostro paese, che però cresce del 7,92% rispetto alla precedente edizione del report.
Scendendo ancor più nel dettaglio, siamo alle spalle di Repubblica Ceca e India, ma davanti a Corea del Sud, Ungheria e Francia. La Germania è quindicesima, a quota 60,16, la Cina ventiseiesima con 53,07 e la Russia al trentaduesimo posto a 49,57.
Da notare che lo staff e il “middle management” surclassano i dirigenti nell’ambito delle competenze linguistiche! Come emerge dalla relazione, infatti, in 5 settori dei 16 inclusi nell’ultima edizione dell’indagine: “i dirigenti hanno un livello di inglese così rudimentale da non poter essere utile in alcun modo in ambito lavorativo”.
E anche negli altri 11 settori le competenze linguistiche medie della classe dirigenziale non sono assolutamente sufficienti per gestire un team che parla inglese, quasi sempre, meglio di loro. Uniche eccezioni, i settori della difesa e della sicurezza, in cui la padronanza linguistica dei dirigenti supera quella dei subordinati.
Quanto ai singoli settori, in Italia, il più preparato sulle lingue è quello della consulenza e dei servizi personali, seguito dall’ingegneria, entrambi con punteggi relativamente alti, che sfiorano il 60. Nella media nazionale la conoscenza dell’inglese nel settore media, sport e intrattenimento, peggiore invece per quanto riguarda chi lavora nelle telecomunicazioni.