Non soltanto il Mose (Prima prova delle paratoie del Mose a San Nicolò riuscita) ma anche abitazioni più alte, con il piano terra più alto di un metro e trenta rispetto al livello attuale, per chi lo richiederà. Non è soltanto resilienza, ma una vera e propria dichiarazione di guerra del comune di Venezia. In un incontro avvenuto martedì sera tra il sindaco e gli abitanti di Pellestrina, il primo cittadino ha mostrato il suo arsenale. Se torna l’acqua granda ci sarà un Mose fresco di sperimentazioni, si conta entro settembre di testarlo anche con il mare grosso. Mancano cinque compressori ogni bocca di porto, al momento ce n’è soltanto uno. Ed è lo stesso provveditore alle opere pubbliche Cinzia Zincone a non credere nell’inaugurazione prevista per il 31 dicembre 2020.
L’innalzamento dell’Isola di Pellestrina
Il sindaco invece ci crede, è in gioco la credibilità del paese, ha dichiarato. Visto che sono in gioco anche le case dei veneziani si punta sulle varianti edilizie.
Dopo il passaggio in consiglio comunale della delibera, oltre ad elevare il pavimento del piano terra sarà possibile estendere ai piani superiori la destinazione d’uso commerciale e artigianale presente al piano terra, per le piccole dimensioni, e adeguare i solai dei piani superiori, il tetto e le aperture (porte e finestre), su parere favorevole della Soprintendenza. Verrà inoltre rialzato di 30 centimetri il muretto che ha trattenuto l’acqua all’interno dell’isola di Pellestrina, giunta dalla laguna anziché fermarla prima di lambire le case trasformando l’abitato in una vasca da bagno.
Inoltre, Luigi Brugnaro ha annunciato di usare gli 850 mila euro raccolti da La7 per acquistare 16 gruppi elettrogeni utili ad attivare le pompe in caso di blackout e dieci pompe innalzabili.