Le vetrerie strozzate dall’aumento del costo dell’energia

II caro vita e il caro bollette è il nuovo incubo di famiglie e imprese. Le vetrerie di Murano sono diventate una vittima eccellente di questo nuovo tsunami e gli aiuti, seppur forniti dalla regione, tappano qualche buco e nulla più. Ne parliamo con Martina Semenzato che rappresenta la categoria in seno alla Confindustria Venezia-Rovigo

Siamo in Collegamento con Martina Semenzato, che abbiamo conosciuto come scrittrice. Più volte è venuta a TeleVenezia a presentare i suoi libri. È però soprattutto un’imprenditrice, ed è Presidente della Sezione Vetro di Confindustria di Venezia-Rovigo. Ed è in questa veste che la intervistiamo. La situazione non è per nulla rosea; per quanto dopo una serie di pressioni e di insistenze, in qualche modo nel bilancio il governo abbia previsto degli aiuti. Aiuti per le vetrerie che lo sappiamo sono strozzate dall’aumento del costo dell’energia. Grazie Martina Semenzato di questo collegamento. Com’è lo stato d’animo nell’isola di Murano?

“Io lo ricordo sempre. Murano è un’isola reattiva al cambiamento. Devo dire che ha subito non pochi contraccolpi. Veniamo da due anni difficili a livello nazionale e internazionale. La situazione pandemica ha sicuramente cambiato i mercati. Li ha cambiati ancora di più in un contesto economico come quello di Murano che spesso ha a che fare con il turismo. Ci sono stati degli alti e bassi, ma la ripresa del turismo vero e proprio non c’è ancora stata. Sicuramente moltissime vetrerie si sono confrontate con un sistema economico che è fortemente cambiato. Forse ha incentivato la riflessione per come affrontare i mercati internazionali; però è anche vero che nell’immediato le difficoltà non sono state poche. A questo si è aggiunto quello che è un problema non solo ovviamente di Murano, che è il rincaro delle bollette. Nel nostro caso quello della materia prima, per noi un elemento fondamentale. Fa parte delle componenti del vetro; che è appunto il gas, senza il quale il vetro non potrebbe essere lavorato.”

Tra l’altro ricordiamo che le fornaci rimangono accese ventiquattro ore su ventiquattro. Non si possono spegnere. Perchè poi spegnendole ci vogliono settimane per riaccenderle.

“Considerazione assolutamente corretta. Nel momento in cui inizia il processo produttivo del vetro è un processo h24. Anche qui si apre una riflessione che probabilmente questo processo dovrebbe essere ottimizzato; e le ore che si dedicano alla lavorazione dovrebbero essere maggiori ad un terzo che viene elaborato alla lavorazione.

Però è anche vero che questo è il sistema. Quindi ci siamo dovuti confrontare con una bolletta che passava da 1 a 10. Perchè poi è questa la realtà dei fatti. Di sicuro abbiamo posto un focus su quest’argomento, e c’è stata una reattività forte. Questo soprattutto da parte delle istituzioni locali. In primis la Regione che ha erogato 3.000.000 di euro che sono già arrivati alle fornaci che ne hanno fatto domanda. È stato quindi sicuramente un grande atto di sensibilità del territorio.”

Questa è una bella notizia. Perchè è di moda sparlare dei politici. Invece sono arrivati i soldi. Finalmente.

“Sono arrivati i soldi già ad ottobre sono state pagate le bollette secondo il sistema indicato dalla Regione Veneto. Quindi sicuramente le aziende hanno avuto un respiro. Questo non vuol dire che bisogna abbassare la guardia. C’è stata anche l’erogazione nazionale, con 5.00.000 del governo; che riguardano il vetro e la ceramica. Qui le modalità di erogazione si stanno definendo in questi giorni; per altro con il coinvolgimento della nostra associazione per dare degli indirizzi.”

Tra l’altro c’è anche il bilancio, il bilancio del governo, che prevede qualcosa.

“Certo assolutamente. Come abbiamo appena detto. L’inserimento in questo comparto così locale e particolare. Geolocalizzato. Perchè poi la caratteristica del vetro di Murano è che effettivamente si lavora in questo fazzoletto di isola. Deve quindi avere una tutela particolare. È un bene che ha mille anni di storia, ma è anche caratterizzato da una produzione delle vetrerie molto particolare. Unica nel suo processo produttivo ma anche unica nella sua localizzazione.”

Se ne va anche un patrimonio culturale oltre che artistico.

“Dire che se ne va secondo me è una frase forte. Dobbiamo fare in modo che non se ne vada. Questo lo si fa attraverso tantissimi strumenti; quello di intervenire in un momento di crisi come questo. Oltre a non abbassare la guardia. Perchè il 2022 lo dobbiamo scollinare. Perchè oggi il prezzo del gas è ancora alto. E dobbiamo quindi investire nelle istituzioni affinché continuino in modo recettivo al sostegno laddove ce ne sia necessità. Cercare di arrivare a sperare che questa, si augura, bolla speculativa con la primavera trovi un concerto nei numeri. In modo da riattivare le attività produttive ed affrontare tipologie contrattuali che rasserenino anche i prossimi anni produttivi.

Quello che mi preme di dire è questo. È che Murano è un’isola che ha reagito fortemente ad i momenti di crisi. Anche nella storia. Anche ciclicamente i momenti di crisi nella storia ci sono sempre stati. Ha reagito con una serietà da parte delle vetrerie che malgrado le difficoltà hanno ottemperato ai loro obblighi contrattuali. Hanno cercato di portare avanti gli ordini anche con difficoltà e consapevolezza che magari i conti non tornavano più ed hanno mostrato grande impegno e grande serietà produttiva. Ne è dimostrazione anche poi che su quest’isola si sono affacciati grandi nomi della moda che hanno proprio investito nel territorio facendone capire l’eccellenza.”

Questo è un altro aspetto che forse era un po’sfuggito alla massa diciamo. Cos’hanno fatto esattamente?

“Pensiamo ad uno che è stato apicale per glie venti della città di Venezia per quanto riguarda la moda; Dolce e Gabbana.”

Io mi ricordo che ne avevamo accennato, che era stato utilizzato del vetro. Però sarebbe meglio spiegare la dimensione di questo intervento di Dolce e Gabbana.

“Beh guarda, Dolce&Gabbana ha coinvolto Venezia nella sua interezza. Possiamo dire in tutte le sue calli, in tutti i suoi campielli, in tutta la sua tipicità. Quindi tutte le forme di arte, di artigianato, di industria sono state coinvolte. Una di queste fondamentale è proprio Murano attraverso la realizzazione di opere, di oggetti come bicchieri, lampadari e sculture che hanno visto decine di aziende del tessuto Muranese essere coinvolte, anche Venezia attraverso i suoi mosaici. Pensiamo alla fornace Orsoni.”

Fornace Orsoni che rimane tagliata fuori dagli aiuti perchè non si trova a Murano ma nel centro storico di Venezia.

“Rimane tagliato fuori dagli aiuti ma è argomento di sensibilità per capire se nei prossimi possa rientrare questa azienda con questa specificità così unica e particolare.”

Mi ricordo di questo allarme che era stato lanciato dove diceva “io purtroppo sono in centro storico a Venezia e non vengo riconosciuto”.

“Orsoni che peraltro è un’azienda che fa parte sia del sistema di Confindustria ma anche di Confartigianato, quindi con un occhio di riguardo dobbiamo tenere a mente che l’argomento mosaico fa parte della storia veneziana in tutte le sue forme, dalla nostra basilica in avanti.”

Tempo fa dicevi che forse si potrebbe anche riorganizzare un po’ il lavoro che è organizzato così da secoli non è facile cambiare i ritmi. Però, per esempio, una fornace che rimane accesa ventiquattro ore su ventiquattro immagino che di notte rimanga accesa ma che nessuno ci lavori. Quindi magari ridurre le fornaci e mettere una fornace a disposizione di due, tre vetrerie e turnare le persone, chiaramente dovrebbero fare anche turni di notte è proprio una cosa improponibile secondo te?

“Io penso che questa situazione del gas come anche la situazione pandemica ci abbia messo di fronte a delle considerazioni altre: la prima considerazione sono le fonti di energia. Il fatto è che non si può cambiare dall’oggi al domani e quindi bisogna necessariamente investire nella ricerca di fonti di energia alternative. Ma non è facile attuarlo e lo sappiamo bene. La seconda cosa sono i processi produttivi. Noi non ottimizziamo tutto il ciclo produttivo che appunto è fatto di un sistema che va per h24 come ci dicevamo prima ma che in realtà non è sfruttato.

E’ anche vero che non è così facile pensare di fare rete. Pur essendo una sollecitazione storica perchè richiami di fare rete o mettere più fornaci all’interno dello stesso sito produttivo si ritrova negli scritti già alla fine dell’ottocento. Però non è così facile dall’ideale portarlo nel reale anche perchè ogni fornace ha la sua identità, ha i suoi piccoli segreti che caratterizzano anche la storia della fornace stessa e di Murano. Però io vedo nei colleghi che fanno parte dell’associazione e anche nei colleghi artigiani disponibilità al dialogo anche per capire come si può effettivamente fare rete sul territorio. La rete consente anche di, ovviamente, alzare la mano con un po’ più di forza se il territorio è coeso.”

A proposito di coesione stiamo parlando di sessanta vetrerie e seicento addetti. Io me li immagino durante il lockdown. Immagino che avessero spento le fornaci e quindi sono stati dei mesi difficili per le vetrerie. Dopo l’acqua granda l’isola si era svuotata e poi è arrivato il lockdown e quindi, come fanno ha resistere adesso che mi pare ci sia un lockdown strisciante non imposto dal governo ma che la gente si è auto imposta perchè in questo momento preferisce stare a casa?

“Ovviamente durante il periodo di lockdown le vetrerie di Murano, come tutte le aziende in Italia abbiamo seguito gli indirizzi che venivano dati in quel periodo. Poi, sistematicamente, le fornaci hanno ripreso la loro attività. Non ti nego che, a mio avviso, le attività produttive sono ricominciate pian pianino però. Ovviamente il vetro di Murano non dev’essere solo un vetro locale, dev’essere un vetro internazionale. Le vetrerie comunque hanno creato delle reti commerciali. Per fortuna i clienti ci sono, hanno un occhio di sensibilità ed hanno sempre di più dei progetti che magari sono caratteristici e caratterizzanti dell’azienda che li commissiona.

Questo è un po’ forse l’evoluzione del vetro di Murano, non pensarlo solo come prodotto vetro di Murano, che nasce a Murano e trova la sua fine li ma anche come uno strumento per realizzare progetti di aziende importanti, del lusso, del design o dell’arredamento e quindi il vetro di Murano diventa un elemento per arricchire delle collezioni. Questo probabilmente permette di individuare sistemi commerciali differenti da quelli che abbiamo. E’ ovvio Maria Stella che, oggi con il tema del turismo e il turismo di passaggio, quindi tutti quei negozi, tutte quelle sale che si confrontavano con il turismo di passaggio ovviamente si son trovate in difficoltà.”

Questo infatti è la questione. Per quello mi chiedevo come in questi mesi riescono a cavarsela le vetrerie, questa è la questione. Anche se trovassero l’energia a un buon costo non avrebbero comunque turisti a cui rivolgersi. Però lo ricordiamo, con il vetro si fanno un sacco di cose, si fanno tavole, si fanno mobili fanno bagni.

“Si fanno bicchieri, si fanno collane, lampadari si fanno oggetti di arredamento. Io dico sempre che dobbiamo pensare al vetro come un lusso accessibile. Come amiamo avere una bella scarpa, una bella borsa, un bel divano o un mobile bello, è anche vero che sopra la nostra tavola, sopra le nostre teste, lo specchio perchè no, non possa avere questa natura così preziosa come quello di Murano. Dobbiamo coinvolgerlo maggiormente nella nostra vita e pensare anche che sempre di più esistono oggi dei mercati che devono necessariamente passare attraverso l’e-commerce e quindi internet quindi dei sistemi commerciali che forse, Maria Stella, fino all’altro giorno non ci pensavamo.”

Poi facilissimo per un nome come Murano fare breccia su internet. E’ più difficile se una persona è sconosciuta. Ma con il marchio “vetro di Murano” tutto è più facile.

“Dobbiamo fare cultura, dobbiamo fare cultura del vetro”

C’è ancora quell’idea che il pezzo di vetro di Murano lo usi come ferma porte.

“No no, dobbiamo usarlo assolutamente da per tutto. Deve entrare a far parte della nostra vita.”

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