Il silenzio colpevole dello Stato italiano sulle foibe e il trattato di Osimo
Le parole del giornalista: “Una legge del 2004 ha istituito il giorno del ricordo in Italia dedicato ai martiri delle foibe. Le foibe sono delle spaccature profondissime nel terreno carsico in Friuli Venezia Giulia e anche in Istria. In questi buchi sono stati scaraventati a fine guerra migliaia di italiani dall’esercito del Maresciallo Tito che voleva fare pulizia etnica in Istria e in Dalmazia.”
“Una strage dimenticata, coperta per anni da un silenzio colpevole dello Stato italiano che arrivò a chiudere tutta questa partita, inclusa la situazione degli esuli istriani e dalmati con la firma del trattato di Osimo gestito in gran segreto. La legge del 2004 fissa il giorno del ricordo al 10 febbraio. In quella data la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è andata a Basovizza a deporre una corona di fiori, come aveva fatto prima di lei nel ’91 ancora il Presidente della Repubblica di allora Francesco Cossiga e come fece anche successivamente il suo successore Scalfaro.”
La preoccupazione di Mazzaro sull’uso della “Fiamma del ricordo”
“Nei giorni scorsi c’è stato in Consiglio Regionale un incontro con gli esuli istriani e dalmati. Io sono rimasto colpito dai comunicati con cui ne è stata data notizia. I comunicati continuano a citare l’espressione “Tenere viva la fiamma del ricordo”. Non mi sembra un caso. Mi sembra piuttosto una furbata, un’allusione alla fiamma che sta dentro al simbolo di Fratelli d’Italia, come stava dentro il simbolo del Movimento Sociale.”
“Questo era collegato storicamente se non altro perché c’era Giorgio Almirante, che fu un componente della Repubblica di Salò, collegata al fascismo storico. E dunque con le polemiche che ci sono state perché Giorgia Meloni non lo elimina dal simbolo. Insomma, mi pare quasi la volontà di mettere un timbro di proprietà sui morti delle foibe e questo mi disturba.”
“Mi disturba perchè questi sono morti di tutti gli italiani, appartengono al dolore di tutto un Paese che è stato tradito dalla ragion di stato, prima di tutto, e non soltanto dei negazionisti delle foibe, che pure ci sono.”
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