Far uscire dal degrado al città: è il dibattito che sta serpeggiando negli ambiente mestrini da settimane. Abbiamo ospitato nei giorni scorsi alcuni interventi e oggi una proposta per migliorare l’immagine e rivitalizzare le reti sociali: i Murales.
Il progetto murales
Via Piave non riesce a liberarsi del disagio che serpeggia nella zona. E i villini che un tempo hanno reso il quartiere signorile e molto attrattivo, faticano a riscattare la zona dall’immagine caduta. E il buco nero dell’ex-Umberto I non aiuta.
Nel dibattito su come dare dignità a Mestre si è inserito il progetto dei murales che l’architetto Gianfranco Vecchiato accarezza da decenni, e che ora è stato preso sotto l’ala protettrice del comitato progetto comune.
L’idea è di dipingere pareti altrimenti cieche in varie zone, tra cui quelle del villaggio San Marco.
Gianfranco Vecchiato, Architetto
“I murales di qualità, che non sono graffiti, sono forme d’arte di rigenerazione urbana. Rafforzano l’identità dei luoghi. La creatività, la fantasia e la comprensione di soggetti proposti sul territorio attraggono l’interesse e le ricadute sono utili anche all’economia locale. Questo progetto si pone l’obiettivo di poter fare entrare Mestre tra i luoghi d’arte urbana riconosciuti. Alle pareti in zone centrali, si aggiunge il Villaggio San Marco con i suoi percorsi pedonali, le corte aggregate dai nomi Goldoniani, le prospettive articolate, che può diventare un villaggio dei murales unico nel suo genere”.
Non solo nel villaggio, Vecchiato immagina pennellate di colore su pareti senza finestre di condomini alti anche sei piani. E ce ne sono molti a Mestre.
Ad esempio, di fronte alla stazione, e poi in Via Cappuccina Vecchiato propone un omaggio alla band mestrina degli anni ’60: Gli Uragani. In Riviera Magellano, Pinocchio e il Gatto e la Volpe cambierebbero il volto dell’ex-scuola De Amicis. L’idea è anche quella di sostituire i graffiti, spesso deturpanti, con i murales. Ancora, vicino alla Chiesa di San Rocco, perchè no? Soggetti a sfondo religioso, ed ecco il cane con in bocca il pane che ha sfamato il Santo durante la peste.
E non può mancare un omaggio alla Madonna del Dono, patrona degli alpini nei pressi della Chiesa dei Cappuccini. E perché non ricordare le grandi industrie di Porto Marghera come le Vidal, Colussi, Linetti. E infine, un omaggio allo Stabilimento Elioterapico di Punta San Giuliano del dopoguerra, che pochi ricordano. E poi, largo alla fantasia e il dibattito si alimenta.