Il progetto per salvare la parte nord della Laguna

L’ingegner Giovanni Cecconi ha creato un progetto per salvare la parte nord della Laguna di Venezia dall’interramento

Giovanni Cecconi è un ingegnere ed un appassionato di pesca che ha creato un innovativo progetto per salvare dall’interramento la parte nord della Laguna di Venezia. Il suo lavoro probabilmente riceverà anche dei fondi europei.

Il problema

La parte di Laguna interessata è quella che va dal Vittorio Emanuele all’aeroporto. I 224 archi del Ponte della Libertà infatti sono quasi completamente interrati da ostriche. I varchi sono ostruiti e il flusso mareale attraverso il ponte è bloccato.

Si tratta di una diga naturale fatta di ostriche molto taglienti e non commestibili poiché si trovano in acque contaminate. La “diga” è stata creata a causa dei detriti che arrivano dai due fiumi, l’Osellino e il Dese. E’ il gioco delle correnti a portare il materiale che si deposita negli angoli, a nord e al sud del ponte.

Il tratto è diventato addirittura “pedonale”; molte persone la sera, con le basse maree, arrivano nel posto per raccogliere vermi. Secondo le previsioni, in mancanza di un intervento, si arriverà ad un interramento totale.

E’ stata l’associazione Consulta di San Giuliano la prima a rendere noto il problema e ad iniziare una campagna di sensibilizzazione. L’ingegner Giovanni Cecconi invece lavora per Wigwan, una rete di comunità locali e in questo ambito ha creato il suo nuovo progetto per la resilienza. Il fine è quello di insegnare ai cittadini ad adattarsi ai cambiamenti e migliorare grazie alle difficoltà.

Il progetto

Partendo da questa idea, Cecconi ed altre persone, come tecnici e periti informatici che frequentavano il luogo, hanno deciso di studiare il fenomeno e cercare una soluzione autonoma da proporre poi alle istituzioni.

Il progetto consisterebbe nel prendere le ostriche e portarle lungo i fiumi per creare degli argini che ritardino l’afflusso della acquee, trattenendo la torbidità, anche quella dovuta al traffico nautico.

Il tutto sarebbe completato dalla creazione di un canneto d’acqua dolce galleggiante, su zatterini ancorati. Estendendolo a tutto il canale navigabile potrebbe aiutare a fermare il moto ondoso creato dai natanti e l’arrivo dei detriti.

L’interramento verrebbe poi ridotto anche grazie alla riattivazione della corrente al di sotto degli archi.

I finanziamenti europei

L’arrivo dei fondi europei è dato dal fatto che l’opera potrebbe rientrare all’interno del progetto europeo Retaid. La tecnica è quella di ingegnerizzazione della natura e si basa sulla conoscenza dei processi naturali e sulla loro attivazione per trarne un vantaggio.

D’altronde la ricerca dei finanziamenti è fondamentale poiché il progetto, intervenendo su un’area molto vasta, costerà circa 8 milioni, di cui 6 dovrebbero provenire dall’Europa e 2 dalle imprese.

Nel progetto sarà coinvolto anche Giulio Volpi, un esperto nella creazione di progetti per l’ottenimento dei fondi europei. Il suo lavoro sarà soprattutto di gestione burocratica.

Il primo step per l’ottenimento dei fondi è stato superato, il progetto si trova nella seconda fase di approvazione. In giugno si avranno le risposte.

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