In questa nuova puntata di Stanno Facendo un 48, Patrizio Baroni tratta la delicata tematica della situazione a Cuba. Stiamo assistendo ad una controrivoluzione? Ad accompagnarci attraverso questo tema ci saranno alcuni testimoni con amici e cittadini cubani, con cui si tengono in contatto telefonicamente.
Ascoltiamo la nostra ospite
“La situazione a cuba è molto difficile. io volevo solo dire una cosa a tutti i cubani che stanno in Italia: metto a disposizione il modo per comunicare con le vostre famiglie. Mi potete contattare gratuitamente. La situazione è tragica, non c’è in nessun modo la possibilità di contattarli tramite internet. È il minimo che posso fare per la mia nazione e i miei concittadini residenti in Italia”
Come riesce a comunicare con Cuba?
“Ancora tanti anni fa mio marito ha fatto un contratto e così è rimasto. Abbiamo 2000 minuti al mese per fare chiamate a Cuba. Telefonicamente è ancora possibile parlare con i propri familiari”
Secondo le norme vigenti ci sono problemi di Privacy purtroppo e non si può dare il numero in diretta televisiva. Chiunque sia interessato a mettersi in contatto con Cuba può scrivere in redazione e si troverà il modo di reindirizzarli verso la nostra ospite.
Quali sono le ultime notizie da Cuba?
“In questo momento mi ha chiamato mia figlia che ha comprato delle schedine che si chiamano “mondo cuba”. Non è possibile uscire di casa, lei vive in campagna e deve camminare 4 km per parlare solitamente tramite internet. In questo momento neppure questo è permesso”
Non sta facendo propaganda per gli Stati Uniti?
“Assolutamente no, non mi permetterei mai”
“La verità è che sembra sempre che sia colpa di qualcun altro ma in questo caso né Stati Uniti né Russia sono interessati. Il popolo cubano è stanco di non avere cibo né medicine per curarsi” afferma Baroni.
“Ora mi rivolgo al pubblico: io vi faccio questo invito da umile cittadino italiano. Essere in silenzio rispetto a fatti di questo tipo ci ha causato danni non indifferenti in passato. È ora di prestare attenzione a questo genere di rivolte, non solo per quegli 11 milioni di cubani che in questo momento le stanno vivendo sulla loro pelle ma anche per il rispetto e il futuro di tutti”