Le sanzioni contro la Russia cominciano a ritorcersi contro le imprese italiane e in particolare quelle venete, le più votate all’export. A Chioggia è ferma da sabato la nave russa la Valeri Vasilev che dovrebbe imbarcare 120 container scarichi di elementi di arredo destinati alla Russia e prodotti da un’azienda italiana.
Sanzioni contro la Russia
Per il momento c’è una situazione di stallo e il governo dovrebbe decidere in queste ore anche se tutte le maestranze del porto tifano affinché la nave salpi con il carico. Altrimenti ci sarebbe un’azienda con un’enorme commessa invenduta.
A rischiare di più sono però i portuali, perchè, se dovesse essere confermato il blocco delle spedizioni dei prodotti lavorati presso la Russia, correrebbero il serio rischio di finire in cassa integrazione o a fare i pendolari con il porto commerciale di Marghera.
Porto di Chioggia
Il porto di Chioggia infatti, è uno scalo commerciale importante per i rottami in ferro provenienti dal Mar Nero e destinati alle aziende lombarde. E’ il porto da cui partono i prodotti metallurgici finti diretti in Russia. Inoltre, non arriveranno più i cargo con i fertilizzanti, secondo il divieto di Putin.
Aeroporto di Venezia
Se Chioggia piange, Tessera non ride. 144 lavoratori dell’azienda SuperJet temono per il loro posto di lavoro e da una settimana sono in contratto di solidarietà, essendo calata la produzione dell’80%. La società è a capitale russo per il 90% e allestisce gli interni per gli aerei prodotti in Russia e venduti in Europa.
I sindacati hanno chiesto che sia Leonardo, la società che ha sostituito Firm Meccanica, ad assorbire i lavoratori. La CNA Veneto avverte che i settori più a rischio sono il legno e l’arredo. Anche se puntualizza che le micro e piccole imprese sembrano tenere il passo.