Viene chiamato senza troppe cerimonie “tocheton”, e in effetti l’accrescitivo calza a pennello, pesando circa 4 tonnellate. Ma la vera notizia è che si tratta di un pezzo del vecchio campanile di San Marco, crollato improvvisamente il 14 luglio 1902.
Tocheton
Come un meteorite atterrato dal cielo, il pezzettone se ne sta adagiato in un giardino privato, quello di Palazzo Berlandis a Dorsoduro. Un elemento di arredo inamovibile, che i proprietari mostrano volentieri.
“Questo blocco c’è da quando è caduto il campanile probabilmente” afferma il proprietario Giovanni Bognolo “Un pezzo che dev’essere stato scaricato nel Rio dei Tre Archi e che poi è stato trasportato fino al giardino. Il proprietario era un antiquario ebreo veneziano Salvatore Arbib, deceduto nel 1918.”
Il ritrovamento
Il ritrovamento di questo grosso frammento, avvenuto proprio durante i festeggiamenti dei 1600 anni di Venezia, si deve ad una felice intuizione di Vittorio Baroni, ideatore del progetto El paron de casa, per andare alla ricerca dei mattoni originali della vecchia struttura. All’epoca vennero gettati in mare al largo del Lido di Venezia, in zona San Nicolò.
“Come hanno raccontato il professor Calvelli e il ricercatore Calaon, la storia di Venezia è una storia antica, che parte dai romani, da Aquileia, da tanti posti disseminati in tutto l’Adriatico, dove i veneziani, non avendo materiale e dovendo costruire dal nulla la città, hanno edificato anche il campanile di San Marco prendendo pezzi da varie parti.” spiega Vittorio Baroni.
Di certo il tocheton non si sposterà, con quella stazza non passa nemmeno per la calle.