Non è la prima attività d’indagine svolta nello specifico settore dai carabinieri di Venezia che già nel recente passato, anni 2018 – 2019, avevano denunciato all’autorità giudiziaria una ventina di persone, in parte di etnia rom e in parte di origine campana, calabrese e siciliana, che erano stati ritenuti responsabili di centinaia di episodi di truffa informatica in tutta Italia tramite delle famose piattaforme di e-commerce attraverso le quali avevano messo in vendita una svariata quantità e tipologia di oggetti da cellulari a macchine fotografiche, da elettrodomestici a pezzi di ricambio per autovetture e ciclomotori, mai spediti a destinazione dopo avere incassato il pagamento.
Truffa informatica
Al giorno d’oggi, soprattutto in tempi di pandemia, l’utilizzo di app e di sistemi di comunicazione virtuali e la proliferazione di numerosi siti di e-commerce se da un lato hanno reso più facile la vita delle persone che possono ottenere quello che desiderano senza muoversi di casa, d’altra parte espongono i consumatori a numerose insidie provenienti dalla rete virtuale le cosiddette truffe online. Particolarmente esposti a questo fenomeno risultano gli abitanti della laguna che in considerazione delle difficoltà di movimento dovute alla peculiarità della vita insulare ricorrono spesso agli acquisti via internet.
Phishing
Questa volta però le indagini, partite da una denuncia presentata ai carabinieri di Murano, hanno riguardato un altro tipo di fenomeno il cosiddetto “phishing” ovvero una truffa informatica effettuata inviando un’e-mail con il logo contraffatto di un istituto di credito o di una società di commercio elettronico, in cui si invita il destinatario a fornire dati riservati (numero di carta di credito, password di accesso al servizio di home banking, ecc.), motivando tale richiesta con ragioni di ordine tecnico.
Mediante questo escamotage all’uomo erano stati sottratti circa 600 euro dalla sua postepay, infatti gli accertamenti dei carabinieri permettevano di scoprire che la somma di denaro rubata dopo essere transitata attraverso le postepay di soggetti ignari, allo scopo di farne perdere le tracce, era poi confluita sulla postepay di un uomo di origine rumena dalla quale era poi stata prelevata.
A partire da questa denuncia venivano quindi estesi gli accertamenti dei carabinieri che consentivano di scoprire centinaia di casi in tutto il territorio nazionale con il sistema del “cavallo di troia” mediante il quale venivano carpite le credenziali di titolari di postepay successivamente utilizzate per sottrarre somme di denaro facendole poi transitare attraverso altre carte intestate a persone ignare al fine di renderne difficile l’individuazione per poi infine essere prelevate perlopiù in Romania.
Le denunce
L’attività d’indagine svolta dai carabinieri ha permesso di denunciare all’autorità giudiziaria 78 persone la maggior parte di origine rumena residenti in Italia oltre ad alcuni cittadini italiani perlopiù di origine laziale, campana e calabrese, scoprendo circa 500 casi di truffa per un ammontare complessivo di diverse centinaia di migliaia di euro.