CNA Veneto: parla il segretario Matteo Ribon
“6300 imprese in meno in Veneto è un numero allarmante, tenendo conto che tra queste 4400 sono di piccoli artigiani, cioè l’ossatura del nostro territorio. Da questo punto di vista lo scenario internazionale colpisce fortemente nel territorio della nostra regione, perchè le dinamiche legate all’inflazione e all’aumento del costo delle materie prime e dell’energia adesso sta arrivando ad una coda importante per quanto riguarda il territorio.
Da questo punto di vista noi chiediamo che ci sia un’attenzione diversa rispetto al nostro tessuto, soprattutto per le politiche che riguardano gli investimenti e supporto alla crescita”.
Ci sono anche dati positivi
Inflazione, aumento dei tassi d’interesse, la stretta delle banche nel dare credito, l’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia. Sono soltanto le ultime cause che hanno convinto gli artigiani a chiudere, dato che erano arrivati già stremati dalle chiusure legate alla pandemia, sulla sogli dell’invasione della Russia in Ucraina.
Le buone notizie fornite dalla ricerca riguardano la risalita dei consumi, dell’occupazione e degli investimenti. Dal 2020, ossia dal crollo della domanda, le vendite sono aumentate dell’1,6%, superando il giro d’affari del periodo pre pandemico. Anche gli investimenti sono cresciuti: la ricerca del CNA ha calcolato un tasso del 20% in più in quattro anni, ossia rispetto al 2019.
Infine nei primi sei mesi dell’anno è stato osservato un incremento del 4,3% rispetto allo stesso periodo del 2022 di occupati. Ma il Veneto sarebbe cresciuto di più, se avesse potuto contare su maggiori crediti. Molte aziende, soprattutto, non avrebbero chiuso.
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