Venezia, Filippo Turetta condannato all’ergastolo

Filippo Turetta condannato all’ergastolo per il femminicidio di Giulia Cecchettin. La famiglia: "Giustizia fatta, ma la violenza di genere si combatte con prevenzione e cultura"

Ergastolo per Filippo Turetta: condannato per il femminicidio di Giulia Cecchettin.

Ergastolo per Filippo Turetta

La Corte d’Assise di Venezia ha condannato Filippo Turetta all’ergastolo per il femminicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre 2023 a Fossò, in provincia di Venezia.

La sentenza, letta dal presidente Stefano Manduzio, ha escluso le aggravanti di crudeltà e stalking, ma ha riconosciuto la gravità dell’omicidio, definito dal pm come “l’ultimo atto di controllo” su una ragazza che aveva scelto di interrompere la relazione.

Il dolore della famiglia

Il processo, breve e senza ascolto di testimoni, è giunto alla conclusione in sole cinque udienze. Oltre alla pena dell’ergastolo, la Corte ha disposto un risarcimento alle parti civili: 500mila euro al padre di Giulia, Gino Cecchettin, 100mila euro ciascuno ai fratelli Elena e Davide, e 30mila euro alla nonna Carla Gatto e allo zio Alessio.

Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni.

Gino Cecchettin, presente in aula, ha commentato con amarezza: “È stata fatta giustizia, ma come società abbiamo perso tutti. La violenza di genere va combattuta con la prevenzione, non con le pene”. Il padre di Giulia ha sottolineato la necessità di un cambiamento culturale per contrastare la violenza, definendosi “sconfitto come essere umano”.

Un cambiamento culturale

Anche l’avvocato Stefano Tigani, legale della famiglia Cecchettin, ha espresso una riflessione simile: “Nessuno vince oggi. La sentenza risponde alle aspettative, ma la battaglia continua nei gradi di impugnazione”. Tigani si è detto fiducioso che la condanna rimarrà invariata nei successivi gradi di giudizio.

Questo caso ha riportato al centro dell’attenzione il tema della violenza di genere, evidenziando la necessità di azioni preventive e culturali per affrontare un fenomeno che colpisce profondamente la società italiana. La giustizia ha fatto il suo corso, ma il dolore della famiglia Cecchettin e il monito di Gino restano un richiamo alla responsabilità collettiva.

GUARDA ANCHE: Piantedosi: “120 nuovi agenti a Mestre e Marghera”

Exit mobile version